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sabato 18 aprile 2009

non dimenticare i sogni



Non dimenticare i sogni

Un vecchio uomo seduto

Al tavolino di un vasto giardino

Si affatica a stare in piedi

Il collo oscilla subito

Si piega in avanti si accascia è stanco

Pensa ai suoi impraticabili orgasmi

Dal passato e gli impensabili sforzi

Pitagorici e di conciliazioni

Gli opposti non si attraggono

Se non c’è il numero a sostenerli

E non si può sapere quello definitivo

Intero e conclamato finchè non si è crollati

Dai piedi in su dalla testa in giù

In due tre cinque pezzi

Ma tutti insieme legati

Gli occhi si chiudono riposa

fra un attimo

Riprenderà a camminare tra la gente

Il ragno lo insegue un eterno movimento

Che contiene tutto nella vita

Si ferma e si fa più chiaro e distinto

Una luce rosa ed enorme appare

prima lo dilania e poi lo divora

il passaggio nero dal corpo

che entra in un altro corpo

con la testa nel foro

con il busto che segue

solo i piedi si agitano ancora

si trascinano su questa terra

stanchi pure loro

in cerca di quel pertugio

felice e vischioso

quell’entrata villosa

le mille bocche del ragno velenoso

lui ricorda che nel sogno

“se volevo una puttana

me ne sarei comprata

una magari per natale”

sembra impossible eppure è successo

così gli dice la sua mente

l’eros del caprone che invecchiando

perde i sensi ma non il limite

fedele d’amore

il timone lo atterra

la morte lo attende

immobile e silenziosa

quelle parole dio mio

madre mia non servono a nulla

qualcosina di più forte

dai su alziamoci in piedi

la canzoncina ricordi?

Illimitata e periodica

Prepariamola con un fil di voce

Sto per chiudere il teatro