Post più popolari

mercoledì 29 aprile 2009

I PESCI E L'ACQUA PROFONDA


Astrologia Esoterica
I PESCI E L’ACQUA PROFONDA
20 Febbraio 21 Marzo


" Nel mito dell'eroe, lo
scopo della discesa è
caratterizzato
universalmente dal fatto
che in quella zona
pericolosa
(acque profonde, caverna,
bosco, isola, rocca ecc.)
si trova il "tesoro difficile
da raggiungere"
(gioiello, vergine, elisir
della vita, vittoria sulla
morte ecc.) "


Carl G.Jung
(da Psicologia e Alchimia)
Occorre estrema attenzione nel decifrare il sensibile delicato e difficilissimo segno dei Pesci, in quanto è il segno di quelle altrettanto estreme contraddizioni da sempre presenti nella condizione umana. Per questo quando si parla dei Pesci si parla di tutto e del contrario di tutto. Raccoglie difetti e qualità degli altri segni come in una sorta di contenitore, quindi perle e preziosi mischiati insieme al letame, ma bisogna dirlo ha anche la funzione simbolica di cassonetto della spazzatura delle cose che non servono, dei difetti umani, di tutto ciò che è brutto e doloroso e vorremmo nascondere.
Incarna il momento caotico prima che questi doni del Creatore vengano redistribuiti.
Nel museo delle tipologie umane occupa l’ultimo posto, giustamente il pesce viene dalle profondità dell’Oceano Cosmico, il dodicesimo è il reietto, il malato, lo spostato, il carcerato, il diverso, il pazzo, il condannato nell’ultima ora, e nell’ora della morte. Come ultimo segno femminile rappresenta la Dea Kali la Dea, distruttiva e dalle mille braccia. Nel movimento del reale tangibile l’ultima ora (quella che stiamo vivendo) rappresenta il simbolismo di ciò che vediamo (Giove e Nettuno) e si può interpretare nel movimento sempre uguale degli astri. In senso esoterico (o antiorario) delle forze invisibili è invece il primo dopo scintilla dell’Ariete e rappresenta proprio la fase di morte e rinascita in senso karmico, tipica del destino umano. La cultura popolare sa che i Pesci sono doppi ed ambigui, e li colloca in questo modo “dalle stelle alle stalle”. La figura del Cristo, mitologema, ovverossia la somma di tutte le mitologie possibili, è la parabola umana del sacrificio per gli altri: visto che dobbiamo morire, sacrifichiamoci per qualcuno, per tutti, per l’umanità. E’ anche il segno dell’Eroe Negativo, che si lascia travolgere dagli eventi, vittima di tutto e di tutti.
Ma sarà vero? E qui sta la difficoltà. In parte si, ed in parte no.
In senso morale è il segno della estrema durezza morale, di una forza straordinaria quanto nascosta.. In senso sociale e politico è il segno delle minoranze dell’estrema destra e sinistra, dei rivoluzionari, ma soprattutto degli anarchici. Quando tutti o nessuno comanda il risultato non può che essere negativo. L’anarchia dei Pesci è sia in senso morale che in senso emotivo. Quando le emozioni si accavallano combattono tra di loro senza tregua entrano in una sorta di tempesta o terremoto, si crea il panico il dolore la fuga e la paura che non va mai via. I Pesci è dove troviamo l’esilio di Mercurio, in quanto il Cuore non ascolta mai la Mente Cosmica, quella che ci dice che senza ordine non ci può essere progresso e continua senza sosta nei suoi errori infatti i Pesci è il segno della masssima distruttività, quelle rivolta a se stessi, e dell’involuzione dell’essere umano che non esce dall’utero, che non si da da fare, che si guarda l’ombelico.. E’ sublime e raccapricciante. Il pianeta guida è Nettuno il pianeta della muffa. Si muffa perché si attacca, muffa perché prolifera come microrganismo, muffa come inzio del processo di decomposizione, muffa come virus di tutti i mali che proliferano. I Pesci si riscattano solo quando escono dal loro egoismo assoluto ed impenetrabile e si interessano veramente ed disinteressatamente agli altri invece di volerli attraversare possedere e manipolare subdolamente attraverso i sensi di colpa, il ricatto, il finto sacrificio o semplicemente l’inganno. L'asse Pesci-Vergine potrebbe rappresentare questa polarizzazione, nella quale, al massimo dell'inesprimibile, dell'infinito, vibrano frequenze remote (Pesci) ma che deve fare i conti con la massima capacità dell'uomo di razionalizzare, identificare come categoria e dunque forma compiuta qualunque suggestione fantasmatica che ci giunga alla coscienza (Vergine).
In senso esoterico la salvezza dei Pesci sta nel segno opposto, la Vergine, il segno dell’analisi discriminazione, del lavoro umile preciso e senza echi e rimbombi, di chi sa distinguere benissimo ed accettare il concetto di “usare ed essere usati” che porta avanti nella vita con semplicità fatica e sudore, mentre spinge l’aratro e semina pieno di fiducia che il sole la pioggia ed il vento caldo faranno il resto.

lunedì 27 aprile 2009

CARMEN



Carmen è Pesci ascendente Scorpione Sole opposto Saturno, Luna Cancro-Gemelli quadrata Mercurio in Ariete, Venere in Acquario opposta Giove,Marte in Pesci)



CARMEN


“Sono a pezzi.”
“Quanti pezzi Carmen?”
“Tantissimi.”

Sospiro. Pausa.
“Beh allora Carmen, forse è il caso di rimetterli insieme, raccoglierli, catalogarli, ricostruirli in una sorta di esercizio di rompicapo…come dite voi giovani? Puzzle?

“Da dove cominciamo?”

“Sicuramente dall’inizio, ma non dal passato. Da ciò che è presente. Cominciamo dai tetti? Ti ascolto.


“Caro Pablo oggi è Sabato, e sono le 19:30. Oggi sono andata sul tetto.”
“Ma l’hai detto ai tuoi genitori?
“No.”
Perché no?
Carmen sorride, consapevole. Sa tutto, nulla le sfugge eppure…c’è così tanto lavoro da fare.
Mi legge il suo diario, uno dei suoi infiniti diari di bordo.

“Oggi ho avuto un’avventura di quelle che non si dimenticano facilmente. Per farla breve oggi stavo giocando contro il muro con la pallina da tennis ed ad un tratto essa si blocca sul tetto. Velocemente salgo al piano di sopra, apro persiane e finestre e coraggiosamente, anzi inconscientemente, salgo sul tetto e mi muovo molto lentamente con la scopa in mano. Arrivata ad un certo punto allungo il manico e faccio rotolare verso di me la palla che si è infilata nell’incavo del tetto. Poi allungo la ma noto che non arrivo alla pallina; così facendomi sostegno mi aggrappo al davanzale della finestra e cerco di allungarmi il più possibile verso la pallina e finalmente la prendo e velocemente ritorno sotto. Un bel pericolo, avevo rischiato e mentre svolgevo questa operazione pensavo ad una cartone animato “Occhi di gatto” in cui le protagoniste sono molto agili così mi sono fatta coraggio e ho cercato di imitarle”-

Beh che fortuna, significa che in sostanza il tetto della tua vita è abbastanza piatto e poco scivoloso. Si muore spesso e per molto meno. Quanti anni avevi?
10 anni. Manca ancora l’elemento artistico. L’artista, che viene dopo, si sarebbe anche fermato in quel momento, dopo aver afferrato la pallina, ad ammirare l’orizzonte visto dal tetto, ma forse l’hai fatto e non l’hai ricordato. L’artista si deve sempre fermare, ad ammirare, prima di andare avanti a creare.

Mi lascio quindi andare ai commenti a caldo: a me è la pagina del tuo diario è piaciuta, le dico. Sei una ragazzina coraggiosa sempre in cerca di avventure spericolate , pervasa da un mondo di fantasie accese sempre pronta a rischiare tutto. L’anima di un gatto che ha nove vite. Agilità, coraggio, incoscienza, ma poco spirito pratico. L’adulto o dimentica la pallina o ne cerca un'altra o chiama qualcuno per farsi aiutare. Questo non toglie che lo spirito bambino in noi non ci deve lasciare mai perché è solo da lui che impariamo ad “andare oltre”. Hai letto Carlos Castaneda il “Potere dei sogni”?. No? Non importa. A me lo fa venire in mente, Carlos l’apprendista antropologo e lo sciamano indio Yaqui Don Juan, el Brujo del deserto di Sonora , che gli insegna a buttarsi dalla cima del dirupo…ad affrontare il massimo rischio. Comunque di significativo in questo pezzo c’è l’inizio del tuo bisogno di vivere esperienze “al di fuori della tutela famigliare”, questo si! Le imprese che contano non hanno mai il “consenso” sociale, e non è quella la strada giusta per lo spirito. A dieci anni già lo sapevi.
Si può anche dire che il tuo lato irresponsabile è ancora legato al tuo lato ipercritico, parentale, si insomma ti fai la morale da sola anche a dieci anni. Anche questo aspetto deve sopravvivere, è complementare all’altro.
Andiamo avanti.
Nel tuo diario c’è scritto sul frontespizio:
“Queste pagine rappresentano me la mia intimità, le mie sensazioni più profonde, che spesso gli altri non possono capire. Quindi non aprire questo diario solo per curiosità di scoprire che cosa c’è scritto, anche perché mi feriresti a morte”
Non leggetelo perché mi fate del male. Che vuol dire?
Lasciate ogni speranza voi che entrate? Questo è un inferno? Certo che è un inferno ma vuol solo dire che se c’è l’inferno c’è anche il paradiso. Che c’è l’amore.
Le sensazioni più profonde sono le più vere, possono essere anche molto dolorose e sono le uniche in grado di insegnarci qualcosa. Non è certo la superficialità che insegna, al contrario essa non lascia traccia, anche questo l’hai capito prestissimo.

domenica 26 aprile 2009

MUOIONO


Muoiono giovani in bicicletta
Vecchi e malati allettati
Muoiono malvagi e cattivi
Ma sempre un po’ dopo
Un po’ troppo tardi
per loro
Rispetto alle loro vittime

Muoiono pensieri e parole
ideali e sogni
notti ed aurore
Ma anche incubi
ingoiati dal grande solco
Tra le nuvole
Si disintegra il vecchio ed il nuovo
Si avvicenda il patto scellerato
perverso quanto immensamente bello

In una celebrazione si muore
ed in una celebrazione si nasce
Tra sacro e profano
Sano e malato
Lottando senza speranza
Come automi
E Golem impazziti

Ma allora tu
Maestro di tutti i maestri
Mi sapresti dire
Che senso ha la vita transitoria
Sospesa sull’abisso
Drammaticamente ingannevole
Due volte all’inizio
e due volte dalla fine
il senso del trastullo divino
di un incoercibile errore nella
Bilancia Cosmica
incagliata negli opposti?
Quale senso possiamo dare al mistero
Irresolvibile?

Finiscono muoiono e si fermano
Cuori di cane di scimmia e di maiale
Di uomini
Mentre il grande cuore della vita
Continua a pulsare sempre uguale
Imperterrito e ritmico
Modulato e sincopato
Incomprensibile ed instancabile
Immutabile
imperdonabile

Muoiono disperati e beati
Inconsapevoli albe e tramonti
Fiori reclinano
Crollano montagne
Una sinfonia perenne
Un concerto di bellezza
Un indescrivibile suono
si concentra
nel ruggito del leone mentre
l’enigmatico lamento del muezzin
nel silenzio del deserto
spezza
il monotono mormorio del vento

domenica 19 aprile 2009

MERCURIO E LA BELLEZZA


Mercurio in Toro e la Bellezza





Cogli questo piccolo fiore

e prendilo. Non indugiare!

Temo che esso appassisca

e cada nella polvere.



Non so se potrà trovare

posto nella tua ghirlanda

ma onoralo con la carezza pietosa

della tua mano - e coglilo.



Temo che il giorno finisca

prima del mio risveglio

e passi l'ora dell'offerta.



Anche se il colore è pallido

e tenue è il suo profumo

serviti di questo fiore

finchè c'è tempo - e coglilo.





RABINDRANATH TAGORE

Calcutta,1861-Santiniketan,1941)





Solo le Cose Mentali sono reali: di ciò che si

chiama Corporeo Nessuno conosce la Dimora...

(William Blake)



Con Mercurio in Toro l’intellento entra nella dimora di Afrodite, la bellezza.

Dimentica le astrusità concettuali, le dispute mentali, evita la distruttività, per adagiarsi placido e tranquillo ad ammirare la bellezza. Mercurio è il pianeta più vicino al Sole. Proprio questa sua stretta vicinanza lo rende difficile da osservare, in quanto quasi sempre immerso nella luce nel nostro astro. Ma non in questo periodo, osserviamolo quindi all'alba ed al tramonto. Le migliori condizioni di visibilità per questo 2009 si avranno proprio a cavallo tra il 22 ed il 28 Aprile. In particolare sabato 25 e domenica 26, quando si troverà a oltre 20° di distanza dal Sole (Mercurio Prometeico)e sarà quindi ben visibili a tutti e per quasi 2 ore dopo il tramonto del Sole. In particolare Domenica 26 lo spettacolo, tempo permettendo, sarà assicurato. Mercurio sarà accostato ad un piccola falce di Luna, entrambi immersi nei vivaci colori del tramonto.



Mercurio ha veri significati mistici ed uno allegorico. E sebbene questi significati mistici siano chiamati con denominazioni diverse, in generale tutti possono essere chiamati allegorici, perché sono traslati dal senso letterale o narrativo. Infatti, allegoria deriva dal greco alleon che, in latino, si pronuncia alienum, cioè diverso. Alla luce di queste considerazioni, è evidente che occorrono due soggetti, intorno ai quali si sviluppino i due sensi. E perciò bisogna prestare attenzione, in relazione a Mercurio lo sviluppo "doppio" il fascino della figura alchemica è strettamente legato al mistero del significato singolare di Mercurio, con lunghe braccia che finiscono in foglie e fiori e piedi che si trasformano in lunghe radici piantate nel terreno, non è priva di bellezza: tuttavia il suo significato è ben lungi dall’essere nascosto o misterioso. Infatti in dante (Paradiso) il secondo cielo è denominato Cielo di Mercurio, che si connota per l'amore per la gloria e la fama terrena: le anime che risiedono qui sono infatti quelle che si attivarono a tale scopo.Gli artisti. Esse appaiono a Dante come splendori fiammeggianti che danzano e cantano.











Il mercuriale esiste per trasmettere informazioni. Nelle accezioni positive dell'emblema, in quanto nume esso è il messaggero del divino, è il simbolo dell'eloquenza, è il viandante per eccellenza; in qualità di Ermes Psicopompo è il viaggiatore del Regno dei Morti; perché costruttore della lira d'Apollo, è relazionato con il canto. In quanto nome, Mercurio è il pianeta che domina il segno dei Gemelli. Ma in quanto bellezza nel Toro, trasmette sensualità, edonismo, erotismo.



Botticelli raffigurò il suo Mercurio con un mantello rosso cosparso di fiammelle, con un cappello a doppia cuspide, col caduceo innalzato, due spirali intrecciate, verso una nube, con una spada col pomello cinto da foglie di lauro.



Attorno a lui dispose, riconoscibilissimi tra gli altri, tre garofani bianchi sopra un unico altissimo stelo, un lino, una viola, una margherita. Il garofano è il fiore che apre, sull'estrema sinistra, la tavola 7.



Sullo stivale destro dipinse i crescioni; sopra le penne dell'ala, e sotto l'inguine, raffigurò i fiori a stella.



La purificazione e la sacralità sono i segni dominanti che pervadono il personaggio celato in Mercurio. Il lino e la margherita sono immagini di purezza. La viola (da Bonvesin de la Riva e da Poliziano in poi) è il fiore delle virtù cristiane. Simboli di purificazione sono le fiamme sul mantello. La nube è il ricorrente segno biblico del Padre. Il garofano, in greco, è dhiantos, cioè fiore di Dio, mentre in volgare era gherofano, da hieros-phanein, vale a dire "che mostra il sacro". L'elmetto a doppia cuspide è una mitria, simbolo di sacerdozio. Il caduceo è un simbolo di purificazione e salvezza dacché nel mito, col suo uso, Mercurio liberò la città di Tanagra dalla peste. Coi suoi due serpenti in lotta, l'asta mercuriale è il luogo dello scontro degli opposti, è la rappresentazione del combattimento tra la luce e il buio, tra il giorno e la notte, tra il bene e il male. In tal ultimo senso è anche figurazione della dialettica, della contesa tra tesi ed antitesi.



La spada è icona della parola. Il lauro è il segno della gloria poetica. Una spada cinta di lauro, allora, volendo applicare la massima di Cicerone precedentemente citata, è la parola coronata della gloria poetica.



Con Mercurio in Toro l'intelletto è in caduta perchè per raccogliere un piccolo fiore la mente non serve, dobbiamo prostrarci venerare la bellezza, cadendo ai suoi piedi come l'amante di fronte alla sua bella. Un Mercurio dedicato agli artisti ed a tutti quelli che credono che non possiamo continuare a distruggere. A tutti coloro che credono nell’Armonia.

A tutti quelli che credono nella sacralità della giustizia come nel caso della Musica la più Bella di Tutte le Arti Umane, quella che ci avvicina di più a Dio. Il Grande Sacerdote dice a Pitagora:

“La Musica è la via della salvezza”.

sabato 18 aprile 2009

non dimenticare i sogni



Non dimenticare i sogni

Un vecchio uomo seduto

Al tavolino di un vasto giardino

Si affatica a stare in piedi

Il collo oscilla subito

Si piega in avanti si accascia è stanco

Pensa ai suoi impraticabili orgasmi

Dal passato e gli impensabili sforzi

Pitagorici e di conciliazioni

Gli opposti non si attraggono

Se non c’è il numero a sostenerli

E non si può sapere quello definitivo

Intero e conclamato finchè non si è crollati

Dai piedi in su dalla testa in giù

In due tre cinque pezzi

Ma tutti insieme legati

Gli occhi si chiudono riposa

fra un attimo

Riprenderà a camminare tra la gente

Il ragno lo insegue un eterno movimento

Che contiene tutto nella vita

Si ferma e si fa più chiaro e distinto

Una luce rosa ed enorme appare

prima lo dilania e poi lo divora

il passaggio nero dal corpo

che entra in un altro corpo

con la testa nel foro

con il busto che segue

solo i piedi si agitano ancora

si trascinano su questa terra

stanchi pure loro

in cerca di quel pertugio

felice e vischioso

quell’entrata villosa

le mille bocche del ragno velenoso

lui ricorda che nel sogno

“se volevo una puttana

me ne sarei comprata

una magari per natale”

sembra impossible eppure è successo

così gli dice la sua mente

l’eros del caprone che invecchiando

perde i sensi ma non il limite

fedele d’amore

il timone lo atterra

la morte lo attende

immobile e silenziosa

quelle parole dio mio

madre mia non servono a nulla

qualcosina di più forte

dai su alziamoci in piedi

la canzoncina ricordi?

Illimitata e periodica

Prepariamola con un fil di voce

Sto per chiudere il teatro

giovedì 16 aprile 2009

PIANO




Non ti preoccupare
non importa
l'essere equidistanti
tra la vita il mondo
la morte e la natura
tra il nulla e dio
non ti fermare
continua a cercare
a giocare
a credere
a sperare
nella giustizia
in una certa
quantità di giustizia
che pare esserci
che riconosci e vedi
in tutto ciò che si muove
dentro e fuori a distanza uguale
ed in tutto ciò che succede

è giusto che l'ape ronzi
intorno al miele
che la donna dica spesso di no
che la gazzella fugga dal leone
che la valanga rotoli a valle
che tumultuosamente piova
quando la terra ha sete

che la donna dica di si
senza alcun motivo
perchè è già previsto
calcolato predestinato
ma non siamo burrattini
in mano al caso
piuttosto
strumenti di rara bellezza
nel nome del direttore unico
della titanica
orchestra cosmica
con un grado di libertà
di interpretazione
dentro e fuori del coro
sopra e sotto il rigo
ma sopratutto immersi

nel pentagramma

finchè dura questa musica

lunedì 13 aprile 2009

PREGHIERA








Ho comprato foto

al mercato delle cose vecchie

Foto di nuvole

Appese la cielo come mandrie

di cavalli e cigni addormentati



Ho speso la mia fortuna e la mia vita

in parole e missioni di pace

Risolto mappe tormentate ed inutili

è rimasto solo un sogno

Un brandello scolorito

senza una data sotto un cielo

orientale rosso fuoco

sotto gli sguardi del grande spirito

mentre volano freccie dall’alto al basso

verso un cuore infranto e ferito



Nera la terra ha mescolato il sangue

Al sudore le lacrime

tra zolle umide e segrete

E il dolce effluvio di funghi

radici e tartufi guaritori

per me all’ultimo fiato di speranza

risuona il tuo nome Watan Tanka God

Deus Allah Yaveeh di semantica memoria

Sei l’Invincibile Indistruttibile

Scudo e pugnale nel cuore dell’uomo



Chiave per aprire il cancello

del tuo nascondiglio segreto

lamento dello sciamano

dello spirito guerriero

Ho assolto al mio lavoro?

Ho ascoltato i tuoi segnali?

È tempo per l’aquila di alzarsi

verso il cielo per indicare

il cammino trasportata nel vento

il suo grido è forte sul sentiero di pace

apre tutto l'essere al cielo,

sulla terra, verso il sole, per tutta la voce,

e per la luna che è tutt'uno con te

sapendo che c'è quello

che non si può vedere,

non si può sapere

e nemmeno sentire

se non a momenti e solo

in moti circolari

perchè siamo veramente beati,

perché siamo nati

e muoriamo presto

un cerchio all'interno del movimento

come l'aquila che arrotonda il suo viaggio

dentro una preghiera e questo

sia fatto solo in bellezza



Solo in bellezza

sabato 11 aprile 2009

MARTE IN PESCI


Marte in Pesci e la spettacolarizzazione della sofferenza



Quando Marte entra, come in questo periodo di primavera 2009 , nel segno dominato da Giove, i Pesci (Giove rappresenta il visibile concreto, quindi la vista) assisistiamo alla spettacolarizzazione della sofferenza. Il pubblico è curioso vuole essere continuamente presente alla sofferenza altrui. La sofferenza attrae perchè è esperienza universale verso la quale si può avere curiosità oppure sincero interesse. La sofferenza altrui è un urlo che dobbiamo ascoltare. Ma per la sofferenza collettiva la storia è ben diversa. E' anche vero che in tanti approfittano in una forma di sciaccallaggio della sofferenza altrui, usandola per creare spettacolo. La differenza è sempre tra curare e guarire o meglio ancora "prevenire " la sofferenza; essa costituisce il caso serio dell' esistenza, tutto ciò che è superficiale e divertente si oppone alla profondità del dolore che è sempre legato si al fisico, ma anche alle verità profonde. L'immagine del dolore è qualcosa che nella società dell'informazione diviene merce all'ingrosso: i telegiornali e la carta stampata ne riempiono la nostra giornata. Le giustificazioni solitamente sono due: il diritto ad informare e il supposto valore deterrente di queste immagini. L'implicito è che se veniamo informati dell'enormità del dolore che l'uomo può causare, dovremmo desistere dal causarne a nostra volta. Ma di fatto quel che si genera è qualcosa di diverso. Guardando le sofferenze degli altri, mentre ne proviamo compassione. otteniamo allo stesso tempo di allontarle da noi, in una sorta di rituale scaramantico, perché tutto sommato quel che vediamo non sta accadendo a noi. Si tratta di un dispositivo proprio sia della catarsi aristotelica che della teorizzazione del '700 sul sublime: «lo spettatore gode non della sublimità degli oggetti che la sua teoria gli dischiude, - come osserva Blumemberg - ma della consapevolezza di sé di fornte al turbine di atomi di cui consiste tutto ciò che egli osserva - perfino lui stesso». Compassione senza impegno, compassione come strumento di allontanamento, compassione come sedativo dell'emozione.

La storia insegna che una civiltà che trova godimento, anche se nascosto nell’ipocrisia, nel dolore altrui è una civiltà destinata alla barbarie, alla follia e ad una spaventosa sofferenza.

Questo è diventato uno strumento di potere non lontano dal circo romano, dalle streghe al rogo della santa inquisizione, o dai sacrifici umani degli Aztechi..

Quale ragionamento potrà esorcizzare questa follia? Solo la bellezza e l’amore potrà salvarci, e la sofferenza non è bella, anzi è brutta, bruttissima. Bisogna solo accettarla in noi come naturale esperienza umana senza focalizzarsi, senza fissarsi, senza esaltarla inutilmente, dandole il giusto significato in senso karmico come necessario passaggio ad un livello superiore di consapevolezza... passaggio transitorio e riequilibrabile ad ogni istante nel nostro umile viaggio dalla nascita alla morte, dalla morte alla rinascita, dall’esilio al ritorno a casa del Padrone..







“Mentre questo dicevano tra loro, un cane

che stava lì disteso, alzò il capo e le orecchie.

Era Argo, il cane di Odisseo, che un tempo

egli stesso allevò e mai poté godere nelle cacce,

perché assai presto partì l’eroe per la sacra Ilio.

Già contro i cervi e le lepri e le capre selvatiche

lo spingevano i giovani; ma ora, lontano dal padrone,

stava abbandonato sul letame di buoi e muli

raccolto presso le porte della reggia

fin quando i servi non lo portavano sui campi

a fecondare il vasto podere di Odisseo.

Là Argo giaceva coperto di zecche.

E quando Odisseo gli fu vicino, ecco agitò la coda

e lasciò ricadere le orecchie; ma non poteva

accostarsi al suo padrone. Odisseo

volse altrove lo sguardo e s’asciugò una lacrima

senza farsi vedere da Eumèo; e poi così diceva:

«Certo è strano, Eumèo, che un cane come questo

si lasci abbandonato sul letame. Bello è di forme;

non so se un giorno, oltre che bello, era anche veloce

nella corsa, o non era che un cane da convito,

di quelli che i padroni allevano solo per il fasto».

E a lui così rispondeva Eumèo, guardiano di porci:

«Questo è il cane d’un uomo che morì lontano.

Se ora fosse di forme e di bravura

come, partendo per Troia, lo lasciò Odisseo,

lo vedresti con meraviglia veloce e forte.

Mai una fiera gli sfuggiva nel folto della selva

quando la cacciava, seguendone abile le orme.

Ma ora, infelice, patisce. Lontano dalla patria

è morto il suo Odisseo; e le ancelle, indolenti,

non si curano di lui. Di malavoglia lavorano i servi

senza il comando dei padroni, poi che Zeus,

che vede ogni cosa, leva ad un uomo metà del suo valore,

se il giorno della schiavitù lo coglie».

Così disse, ed entrò nella reggia incontro ai proci.

E Argo, che aveva visto Odisseo dopo vent’anni,

fu preso dal Fato della nera morte.”

venerdì 10 aprile 2009

LA DEA DEL SOLE






Dea del Sole Arinna, venerata tu sei;



fra tutti gli altri nomi irrepetibili



il più rispettabile è il tuo, monarca



che emerge dal tuo grembo segreto



fra tutte le divinità.



Sei la signora della giustizia,



in cielo e in terra eserciti il tuo regno;



stabilisci i confini dei paesi, del fiume e delle cose



ascolti le suppliche, unica nel mondo



benevola ami l'uomo e lo perdoni.



All'orizzonte sei la luce del cielo e della terra,



sei il padre e la madre d'ogni paese e di ogni fiume



di ogni cosa;



ripartisci le offerte agli dèi primitivi,



per te si riaprono le porte del cielo...



quando l'ariete aprì il sesto sigillo lunare



che avvenne un violento terremoto,



e il sole diventò nero come un sacco di crine,



e la luna diventò tutta di sangue



le stelle del cielo caddero sopra la terra



come un albero getta i suoi frutti immaturi



scosso da un vento grande; e il cielo si ritirò



come un rotolo che viene avvolto



e tutti i monti e le isole furono smossi dal loro posto.



E i re della terra e i grandi e i capi militari

e i ricchi e i potenti gli uomini , schiavi o liberi



si nascosero nelle caverne e fra le rupi dei monti.



(Arinna 1000 A. C.)

martedì 7 aprile 2009

POESIE



CARMEN L.C: PESCI ASCENDENTE SCORPIONE

La Danza

Se tu conoscessi la mia urgenza
d' Amore,
benediresti la Vita e leveresti i calzari.
Sulla terra traboccante poggeremmo i piedi e
insieme danzeremmo l'Amore.
Tu, Io,
Conosciuto, Sconosciuta.
Il Cielo si leva dalle viscere dellaTerra e
alla Luce si schiude per danzare
l'Amore


L'origine

Con spuma d'onda
Ignara gioca la Grazia,
leggera cavalca il vento del mare
e nuvola bianca si gonfia e si sgonfia

al ritmo segreto del Sole








Il violino tacque

sparirono le note, le dita

le corde e l’archetto

sparì il leggio volarono gli spartiti

in un fruscio leggero come piedi nell’ombra

in una nuvola di polvere azzuro dorata

rimasero gli echi di un canto nitido

una nenia un gemito d’amore

come occhi di gatto

che scrutano nel buio


venerdì 3 aprile 2009
La persistenza della memoria
Vorrei dimenticare tutto
per ricordare solo i baci che ti ho dato
mentre fuori di noi
infuriavano nel traffico
nuvole minacciose
gli incubi fumosi di altri tempi

il pensiero si è fermato sul contorno
delle tue labbra sul rosa del tuo respiro
sul suono delle tue ciglia
sul corpo morbido dei tuoi pensieri
finchè mi hai detto sorridendo:
troppi baci!
ma non ho smesso di baciarti

non ho smesso mai
ad occhi chiusi
non volevo turbare quel momento etereo
e ancora adesso ti bacio nei miei sogni

domenica 29 marzo 2009
Il Mago di Oz

è' quello che fuori
riveste il dentro
e quello che hai dentro
e riveste il fuori
esce sempre da sola
come i gay
esce tutte le sere
si veste e si riveste
si traveste come un gay
ma non è gay

trucca se stessa
attrice di un improbabile teatro
gli altri
le situazioni del suo mondo
truccato
per non restare a casa

da sola
davanti allo specchio
da sola e con se stessa
con i vari se ed i vari perchè
le storie del passato
sul sagrato pavimento
dopo il carnevale

coriandoli
dopo la festa
incontra gli amici
niente altro
niente di più
li accomuna il gossip
le macchine i soldi
i viaggi gli hobby
ma sopratutto
il malessere di esistere
così è sola ma in compagnia
di altre solitudini
trascorre infinite serate
esatte costruite
una uguale all'altra
una sopra l'altra
e la propria miseria
è un viaggio senza meta
in attesa del paradiso
o dell'inferno
che succeda qualche cosa
ogni cosa
qualunque cosa
che sia diverso da ieri
e da sempre
da tutto il resto
in attesa dell'alba
e di un nuovo mattino

domenica 29 marzo 2009
SEMPLICE
Semplice messaggio d'amore per te
Pioggia freddo e sono stanco bagnato
E sudato ma sto tornando a a casa
Per questo cammino su certe strade
In un mondo grigio senza colore
Ormai neppure gli uccelli fiatano
Volano silenziosi uno accanto all'altro
Piove senza ritegno su di loro
Tetti alberi le nostre speranze
Costretto in una prigione liquida
Cerco di tornare ma fa molto freddo
Forse troppo freddo ma io ti amo
Quando piove e quando c'è il sole

venerdì 27 marzo 2009
Narciso è donnaScritto da pabloandres 18.25

bella come un fiore
ti agiti tra le pagine di un libro
vanitosa
lotti tutti i giorni

ma nel tuo diario
solo sguardi anonimi sfiorano la tua bellezza
api o calabroni fa lo stesso

Narcisa bellissima
la tua bellezza è un nettare
si
ma immobile è il tuo trono
da egoista, da ninfa eterea ,
innamorata sempre e solo di se stessa
indispettita se hai pochi amanti
troppo pochi

per la regina del tuo spazio
innamorata solo del riflesso che produci
e poi dissolta nello stagno dell'oblio
sei comunque un fiore e bella

come un fiore

incontaminato
chissà
se poi in fondo quando sfiorisce la bellezza
sarai anche capace di amare?