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lunedì 4 ottobre 2010

I depressi rifiutano se stessi















Il potenziale di ogni individuo per la la depressione in astrologia si riconosce attraverso la posizione, il segno e le fasi di Saturno, pianeta femminile del silenzio e della vecchiaia, per così dire della "strega", il cui domicilio è in Capricorno.
E' questo il pianeta della solitudine, freddo e malinconico, distante e molto lento a cui si contrappone Giove, conviviale, fortunato, caldo e iperattivo, entusiasta e per l'appunto gioviale.

"Giove e Saturno formano una coppia di opposti che possono essere genericamente definiti come i principi di espansione e contrazione, fede e paura, entusiasmo ed inibizione. Quando questi due pianeti si supportano vicendevolmente, Saturno fornirà struttura e forma alla visione e alla fede di Giove. Senza Saturno, Giove rimarrebbe privo di basi e irrealistico, incapace di manifestarsi nel mondo. Senza Giove, non ci sarebbero scopo o significato nelle strutture create da Saturno. Giove è l'imprenditore con una visione e Saturno la capacità di trasformare la visione in realtà. Noi abbiamo bisogno di entrambi.
Come pianeti sociali Giove e Saturno descrivono le nostre esperienze del mondo esterno e quindi ciò che ci aspettiamo dal mondo. Dal punto di vista dello sviluppo, Giove e Saturno cominciano a manifestarsi quando ci troviamo sul confine della vita adulta. Quando per noi arriva il momento di affrontare il mondo come adulti, di trovare lavoro e di supportarci emotivamente e finanziariamente, scopriamo che, a seconda della natura di Giove e Saturno nei nostri temi, i nostri preconcetti riguardo a quanto questo sarà facile o difficile saranno confermate dalla risposta del mondo." (Astro.com)

Giove vincente, Saturno perdente.
La malinconia, la bile nera per gli antichi, attraverso la storia è descritta anche negli avvenimenti di un certo rilievo. Nerone che dà Roma alle fiamme senza apparente motivo, è un tipico esempio della distruttività che questa malattia dell'anima produce. Certo perchè di questo si tratta, quando la depressione non è secondaria, quidi dovuta principalmente a sconfitte, lutti e malattie che in parte la giustificherrebbero, è nella sua accezione primaria, un'riavvolgimento' della personalità su se stessa, un guardarsi l'ombelico, un doloroso blocco di tutte quelle senzazioni che portano gioia nella vita, felicità, apprezzamento, condivisione, sorriso, entusiasmo. Nel lavoro astrologico la strada è spesso quella di percorrere all'indietro gli eventi che nella vita possono portare alla depressione, e ritornare quindi al "qui ed ora" necessario per la salute psichica, ma in modo particolare rivedere gli atteggimenti con cui vengono ancora vissuti i momenti difficili. Va poi separata la parte destino. Se uno si sente brutto, sgradevole o poco amato, potrebbe essere perchè si compara agli altri, perchè è pigro o incapace di amare, oppure perchè di fatto sta scontando un suo karma individuale in questo senso. L'antico detto le colpe dei padri ricadranno sui figli ha basi genetiche e quindi scientifiche. Nella costellazione famigliare dei depressi spesso si trovano genitori o nonni che soffrivano del medesimo disturbo. La solitudine è più accettabile quando diventa creativa, non subita, ma cercata.
Scrive Hermann Hesse:

"La solitudine è indipendenza: l’avevo desiderata e me l’ero conquistata in tanti anni. Era fredda, questo sì, ma era anche silenziosa, meravigliosamente silenziosa e grande come lo spazio freddo e silente nel quale girano gli astri."
E ancora altri grandi scrittori:
“Chi è solo è tutto suo.” Leonardo Da Vinci
“La solitudine è il campo da gioco di satana.” Vladimir Nabokov

(Qui Nabokov si rifà alla tradizione cattolica, dove Saturno, la Capra-Pesce, è la rappresentazione del peccato originale, del Diavolo Tentatore)
“Bisogna essere molto forti per amare la solitudine.” Pier Paolo Pasolini
“Ciò che rende gli uomini socievoli è la loro incapacità di sopportare la solitudine e, in questa, se stessi.” Arthur Schopenhauer

Quindi è la solitudine, la sensazione di esserlo ed in alcuni casi il bisgono esagerato di essere soli, che conduce alla depressione, malattia dell'anima.

Ci sono poi le ricerche sociologiche:

"Con i tempi che corrono, la maggior parte delle persone è contenta soltanto per il fatto di avere un lavoro, qualsiasi lavoro, anche se poi non ne sono così soddisfatte. Anzi. A volte vivono momenti di vero disagio psicologico. Le statistiche dicono, che i disoccupati sono più depressi rispetto agli occupati: la percentuale è del 13% nel primo caso e del 7% nel secondo. "Il lavoro - spiega Eugene Baker, medico e vice presidente di un programma di assistenza ai lavoratori - può essere fonte di significato e in più inserisce in un contesto sociale, perché si ha un posto dove andare ogni giorno e dove si trovano persone con cui interagire. E questo è un grande antidoto contro la depressione. Ma se si è infelici da tempo a causa del proprio lavoro, e se non si ha alcun potere di cambiarlo, si può arrivare a essere depressi".

Più a rischio le donne
Esistono fattori che favoriscono la depressione. Le donne, per esempio, sono più portate a soffrirne, ma questo disturbo dell'umore dipende anche dalla genetica e da una predisposizione personale. Ma, a parte queste caratteristiche ineliminabili, ci sono professioni e attività lavorative che aumentano il rischio di essere di avere ripercussioni sul proprio tono dell'umore. In genere, si tratta dei lavori che hanno un orario molto lungo o che non è regolare e questo può portare ad avere disturbi del sonno. Oppure nelle situazioni in cui ci sono cattive relazioni con il capo.
Per lo psicologo della Tufts University Christopher Willard, non fanno bene all'umore nemmeno i lavori troppi ripetitivi e sedentari e anche quelli che isolano. Ed è per questo motivo che il telelavoro da casa non è consigliabile: anche se può sembrare noioso, la routine di andare al lavoro e di parlare con gli stessi colleghi ogni giorno dà stabilità.

I lavori che fanno felici...
Al contrario, lavori che mettono in relazione e comportano un'attività fisica contribuiscono a migliorare l'umore.
Anche alcuni tipi di lavoro sono meno deprimenti di altri. Secondo un'indagine del 2007, chi fa l'ingegnere, l'architetto o lavora nelle scienze tende a essere meno depresso. Uno dei motivi consiste nel fatto che lo stress nelle professioni scientifiche è minore perché chi svolge un'attività professionale tecnica ha un controllo maggiore su quello che deve fare.

... e quelli che buttano giù
L'indagine ha anche stilato una classifica dei lavoratori più depressi. Al primo posto c'è chi fa assistenza alle persone bisognose . "Imboccare, fare il bagno, prendersi cura di persone che nella maggior parte dei casi sono incapaci di esprimere la loro gratitudine è demoralizzante e chi fa questo lavoro soffre di mancanza di riconoscimento", dice il dottor Willard. Al secondo posto ci sono i camerieri . In genere sono sottopagati e hanno a che fare con persone spesso scortesi e molto esigenti. Gli assistenti sociali sono al terzo posto. Non è, infatti, facile trovarsi di fronte a bambini che hanno subìto abusi sessuali o a situazioni familiari di grave difficoltà. "Gli assistenti sociali sono molto stressati e stanchi perché di fronte a situazioni di estremo bisogno si sentono in dovere di fare molto sacrifici per aiutarli", spiega il dottor Willard. Al quarto posto ci sono gli operatori della sanità: medici, infermieri, terapeuti . Professioni che impongono orari lunghi e irregolari e grosse responsabilità, perché da loro spesso dipende la vita degli altri. A sorpresa al quinto posto si trovano gli artisti e le professioni creative. Lavori dove la precarietà è all'ordine del giorno e lo stipendio non è mai una certezza. Il disturbo più comune è quello bipolare, che alterna alti a bassi. Anche gli insegnanti non sono esenti da episodi di depressione, perché sono soggetti e una pressione sempre maggiore e alla richiesta di svolgere compiti crescenti. Al settimo posto gli amministrativi, penalizzati da un lavoro in cui ricevono pressioni sia dall'alto sia dal basso. Seguono gli operai della manutenzione, chiamati soltanto quando c'è un guaio da risolvere. E che, in genere, sono anche mal pagati. Al nono posto i consulenti finanziari , che hanno l'enorme responsabilità di gestire i risparmi di una vita dei loro clienti, in un periodo in cui i mercati sono più che mai imprevedibili. Al decimo e ultimo posto i venditori, che nella maggior parte dei casi sono pagati a percentuale e questo significa che non sanno mai quanto guadagneranno in un mese. E, viaggiando molto, devono rinunciare alla famiglia e agli amici.
n costante, fermo, sforzo dà senso alle piccole unità di tempo in cui viviamo..."


Noi di fatto viviamo in una società che rifiuta i depressi. Eppure non ce ne sarebbe bisogno, giacché loro, i depressi, si rifiutano da soli. La soluzione sta nel recuperare una vita sana, la voglia di amare, l'arte e la bellezza, e le lenti rosa per guardare il mondo in un modo diverso. Sono molto utili, ma solo quando si è consapevoli di indossarle.