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giovedì 6 maggio 2010

Ritrovare se stessi


Giove in Pesci e il ritrovare se stessi

Il Sagittario è un segno portato all’allargamento dei confini sia individuali che collettivi. In tutti ilibri di astrologia troverete l'immagine di colui che vuole esplorare ciò che è al di là, sia in senso psicologico che filosofico e geografico. E’ un segno che appartiene all’elemento Fuoco, quindi è dinamico e attivo ed esalta al massimo sia i pregi che i difetti di questo elemento. E’ generoso, impulsivo ed ottimista come solo il Fuoco sa essere ma, per contrapposizione, è ingenuo e tendente a credere ciecamente in ciò che lo entusiasma, poiché difetta in senso assoluto di senso critico. Queste qualità possono definirsi grandezza e limiti del Segno, poiché mentre da un lato ingenuità ed ottimismo spingono verso l’avventura, oltre i territori conosciuti – esaltando quindi una potenzialità che appartiene esclusivamente all’uomo – nel mondo terrestre; dall’altro, il fervore e l’energia del Fuoco solleticano il bisogno di fare proseliti, nel presuntuoso tentativo di trasmettere la propria verità agli altri. Sommando queste attitudini si può ben comprendere come il Sagittario sia ritenuto il segno degli esploratori, dei filosofi, dei missionari e degli insegnanti. Ma quando Giove torna a casa, in Pesci, spariscono anche loro. Giove in Pesci diventa immateriale ed indica la via.
Non è la via dritta, è la via profonda che ci conduce alle nostre vere radici. Ritrovare se stessi non è identificarsi con un gruppo spirituale o religioso, non è immergersi nella natura, o nella fede, nella preghiera, in questa o quella moda, il vegetarianismo, il consumismo, o l'ascetismo, o il cercare dal nostro guru di turno qual'è la spiegazione, o buttarsi nella meditazione nelle tecniche o lasciarsi trasportare dalla ruota del Maya, la realtà visibile. Tutto ciò che è tecnica può anche essere utile, ma non è la via profonda, quella del cuore. La via del cuore, è molto semplice, è quella dell'amore, e passa necessariamente attraverso gli altri, i nostri rapporti più cari, ma bisgona prestare molta attenzione. Per evitare la “sindrome dell’amore negativo” l'amore che distrugge, consuma, crea guai. E l'amore che crea maggior numero di guai è l'amore verso se stessi quando è incontrollato, disintegrando l'unità delle 4 componenti dell’io (intelletto Mercurio-Gemelli, emozioni Luna-Cancro, corpo e spirito Giove-Pesci) Il proprio valore è dato dal ritrovare e a volte ricostruire un io integrato.
La via dell'amore non è facile, ma pericolosa e a volte terrificante, ma è la sola che esiste se vogliamo rinascere. Dobbiamo sconfiggere emozioni negative contribuiscono ad allontanarci dallo stato di armonia: paura, dolore, vergogna, rabbia e sete di vendetta. Queste emozioni possono essere eliminate completamente solo quando accettiamo che "esse" ritornano su di noi a seconda dei cambiamenti della nostra vita in una eterna altalena di fasi, di corsi e ricorsi, di prove e di fallimenti. Quando non accettiamo noi stessi per quello che siamo ci creiamo una maschera e perbacco quante persone la portano, e sono così stanche di portare una maschera, eppure di questa maschera non riescono a liberarsi. Troppo spesso di dentro sono molto diverse di come appaio fuori. Temono di non essere capite, di non essere accettate se si dimostrano quali sono, deboli, molto deboli.
Ma la maschera non può dare forza, solo l'amore può dare forza. Dove sono sincere? Dove recitano? Spesso non lo sanno nemmeno loro. C'è dentro di noi uno spazio ben nascosto e protetto che tutto sa, tutto capisce tutto comprende. E' il nostro inconscio, e con lui bisogna parlare nel modo giusto. Tu mi stai a guardare, mio Dio. Tu mi conosci. Davanti a te posso sciorinare senza riguardi tutto ciò che mi agita dentro. Da te sono capito in partenza. Sono accettato in partenza. Sono prezioso ai tuoi occhi, anche se io stesso (quello superiore) mi giudico una nullità. Io sono un tuo pensiero. Fa' che io impari a vedermi nello specchio del tuo volto ascosto nell'ombra ma che risale alla luce...

La vita di molti di noi si è ridotta allo stadio di quella dei datteri di mare. Il dattero di mare è un mollusco bivalve dalla conchiglia cilindrica che alloggia nelle rocce marine in cui si scava una nicchia e vive in colonie. Completamente isolato mangia pietre e scava nella roccia, circondato dai suoi simili che sono altrettanto isolati, anche per trent'anni. Ma noi non siamo datteri di mare e come uomini aneliamo a spaccare la pietra che ci tiene incatenati e recuperare la libertà di nuotare in un oceano sconfinato. E se possibile aiutare gli altri a fare la stessa cosa.
Essere se stessi può accadere una volta che accettiamo chi siamo veramente, esseri liberi che anelano alla libertà, è questa ricerca di Dio è già dentro di noi, è il nostro Essere interiore che deve venire a galla. Solo così potremo ritrovare la pace e la serenità e affrontare tutte le avversità della vita. Essere se stessi ha i suoi vantaggi e svantaggi, ma ne basta uno solo per renderlo più forte. E' la strada dell'illuminazione. Su questa strada si è soli, come è giusto. Ne' con Dio, nè con l'uomo, nè con la natura, ma se siamo fortunati, accompagnati dagli angeli. Sono delle entità ormai liberate che portano fortuna in quanto sono caritatevoli, teneri, devoti, compassionevoli, e aiutano i più deboli.

La Tradizione tramanda molti nomi per quest'angelo, ad esempio quella relativa alla divisione del cerchio in 72 settori (5X72=360), quindi sei per il segno dei Pesci.
Tutti noi conosciamo i 12 segni zodiacali che suddividono l'eclittica, cioè il piano formato dell'orbita terrestre intorno al Sole, in 12 settori di 30° ciascuno, e rappresentano 'porzioni' del cielo che si trova sullo sfondo dell'eclittica stessa. Questa è sicuramente la più nota delle suddivisioni di questo cerchio immaginario lungo il quale, visti dalla Terra, si muovono i pianeti, ma ce ne sono molte altre, come ad esempio i decanati (36 settori di 10° ciascuno), i termini (settori di misura variabile assegnati al dominio dei vari pianeti), i navamsa e i dwadasamsa (divisioni di ogni segno zodiacale in 9 o 12 parti) dell'astrologia indù e altri ancora.

Primo Angelo EYAEL. Elemento Acqua.
Dono da Lui dispensato: TRANSUSTANZIAZIONE.
Tramite l'Invocazione è possibile ottenere: saggezza, erudizione, illuminazione divina, comprensione dell'aspetto sconosciuto dell'Opera di Dio.


Secondo Angelo HABUIAH. Elemento Acqua.
Dono da Lui dispensato: GUARIGIONE.
Tramite l'Invocazione è possibile ottenere: salute e guarigione da ogni malattia, successo in tutto ciò che attiene al mondo agricolo (campi, foreste, eccetera).


Terzo Angelo ROCHEL. Elemento Acqua.
Dono da Lui dispensato: RESTITUZIONE.
Tramite l'Invocazione è possibile ottenere: ritrovamento di oggetti perduti o rubati, successo negli studi storici e nelle professioni connesse all'esercizio della giustizia.


Quarto Angelo JABAMIAH. Elemento Acqua.
Dono da Lui dispensato: TRASMUTAZIONI.
Tramite l'Invocazione è possibile ottenere: rigenerazione delle creature e dei fenomeni naturali, diffusione di idee filosofiche proficue.


Quinto Angelo HAIAIEL. Elemento Acqua.
Dono da Lui dispensato: MEZZI PER RIUSCIRE.
Tramite l'Invocazione è possibile ottenere: protezione totale dei beni e delle persone fisiche, brillante carriera nell'Esercito e nell'ambito dell'industria siderurgica.

Sesto Angelo MUMIAH. Elemento Acqua.
Dono da Lui dispensato: RINASCITA, RIGENERAZIONE.
Tramite l'Invocazione è possibile ottenere: longevità serena, successo clamoroso nella professione medica, come nel campo della chimica e della chirurgia, fortuna e ottimi conseguimenti in ogni sfera.