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lunedì 16 marzo 2009

Stress e bontà



"Non è sbagliato perseguire mete e desideri meritevoli. L'errore consiste nel cercare di esprimerli e di soddisfarli in modi predefiniti, perché così ci impantaniamo nelle illusioni. Quando sorgono in voi questi desideri, pregate interiormente: " Signore, so che alla base delle mie aspirazioni c'è il desiderio dell'anima di esprimere la sua natura infinita, fatta a Tua immagine. Aiutami a soddisfare la mia sete di amore, di potere e di apprezzamenti con la conoscenza di me stesso come anima ". Questo è un modo meraviglioso di ragionare, perché ci serviamo del nostro discernimento per vincere l'illusione."

Sri Daya Mata

"Soltanto amore"

Stress e bontà
Hans Seyle negli anni '40 inizio a parlare di stress, parola inglese presa a prestito dall'ingegneria, quando essa parla dei carichi sulle strutture portanti, riferendola questa volta alle risposte biologiche dell'organismo umano nell'adattamento alle tensioni della vita quotidiana, quindi agli stimoli. Ma già nel 1660 Fludd aveva chiarito alcune cose sul cervello umano servendosi di conoscenze degli astri. .Nel modello Astrologico di Fludd, davanti alla fronte, a sinistra, è collocato lo schema circolare relativo al mondo sensibile. Questo è suddiviso in cinque elementi che corrispondono ai cinque sensi: terra-tatto, acqua-gusto, aria-olfatto, etere-udito, fuoco-vista. Tale "mondo sensibile" nella prima cavità del cervello, viene "configurato" a opera delle forze trasformative dell'anima a mò di umbratile copia di sé e nella successiva cavità del giudizio e delle facoltà teoretiche viene trasceso: grazie al rigore dello spirito, l'anima punta verso il "divino mondo dell'intelletto". L'ultima cavità è il centro della memoria e del movimento, corrispondente al cervello rettiliano.
Oggi anche i bambini sanno cos'è lo stress. L'antesignano dello studio dello stress, che ancora non si chiamava così, fu Walter Cannon (1914, 1922, 1929, 1931), fisiologo americano precursore anche degli studi su fame e sazietà, che descrisse all’inizio del XX secolo la risposta “fight or fly” (lotta o fuga). In sintesi si tratta di una valutazione rapida e “primitiva” di una minaccia nei confronti dell’organismo, che ha come immediata conseguenza l'attivazione del S.N.A., che a sua volta innesca un comportamento atto a fronteggiare la situazione con la fuga o un comportamento atto a far fronte al pericolo. Lo stesso autore introdusse il termine “omeostasi” per designare l’organizzazione delle risposte automatiche volte a mantenere la stabilità dinamica dell’organismo. Quando si dice che la salute è la prima cosa, viene prima di tutto, si evidenzia la necessità di trovare un equilibrio tra stimoli, fortemente cercati dalla società moderna, e calma rilassamento, meditazione yoga, per arrivare naturalmente, alla bonta dello "yogi", clolui che non farebbe male ad una mosca e che ha superato le differenze tra “io” e non io”. E' anche chiaro che per sopravvivere in un mondo come quello di oggi, una giungla apiena di mostri di vario tipo, un pò di forza, un pò di aggressività, un po’ di difesa ci vuole. Ma in quale misura? L'astrologia chiarisce ad esempio la struttura fondamentale del carattere, attraverso le fasi della vita, che è quella che permette di affrontare le sfide, attraverso l'allenamento costante . E' anche vero comunque che meno ci si stressa e più successo abbiamo, al di là dei risultati, perché crediamo di più in noi stessi e si va più avanti con l'esperienza e la conoscenza.
Hans Selye riconobbe che gli stressor fisici, emozionali, psicologici, possono evocare una varietà di risposte fisiologiche e che la nostra capacità di rispondere ed adattarci a questi stressor è critica per la nostra sopravvivenza. Il suo primo lavoro sullo STRESS risale al 1936. Cercheremo di sintetizzare questi studi, peraltro complessi e proseguiti per molti decenni dallo stesso Selye e da un numero sempre crescente di studiosi. Selye, proprio per questo, può essere considerato uno dei padri della Psiconeuroendocrinoimmunologia. E' bene ricordare che il termine di Stress fu originariamente mutuato dall' ingegneria, dove si riferisce all'azione di forze fisiche su strutture meccaniche. Selye descrisse una vera e propria sindrome che denominò Sindrome Generale di Adattamento (G.A.S.), reazione biologica dell’organismo ad uno sforzo fisico intenso e prolungato, articolata in tre fasi :



LO STRESS,O PER MEGLIO DIRE LA SINDROME GENERALE DI ADATTAMENTO, E' ALLA BASE DI NUMEROSI DISTURBI PSICOFISIOLOGICI DELLA SALUTE.
LO STRESS E' CAUSATO NON SOLO DA SFORZI FISICI INTENSI E DA FATTORI AVVERSI COME IL FREDDO, IL CALDO, LA FAME O GLI ECCESSI ALIMENTARI,
MA ANCHE DA FATTORI PSICOSOCIALI, TRATTI DI PERSONALITÀ, ASPETTATIVE PROPRIE ED ALTRUI, ACUTA COMPETITIVITÀ, INCAPACITÀ A FRONTEGGIARE PICCOLI E GRANDI
PROBLEMI DELLA VITA QUOTIDIANA, MA ANCHE DA ABITUDINI, STILI DI VITA, CREDENZE.
ALLARME : Uno sforzo improvviso (fisico ma anche psichico)attiva il Sistema Nervoso Autonomo e precisamente la componente del Simpatico (asse ipotalamo, ipofisi, surrene). L'organismo si allerta e si attiva per fronteggiarlo.


RESISTENZA : se lo sforzo prosegue nel tempo, l’organismo cerca di adattarsi, ma questo porta alla formazione di ulcere gastrointestinali ed all’ingrossamento delle ghiandole surrenali.


ESAURIMENTO : l’organismo muore o soffre di danni irreversibili

Le situazioni minacciose (gli stressors), infatti, conducono ad un aumento dell'attività fisica (la lotta o la fuga, appunto), e questo è reso possibile dalle risposte del S.N.A. simpatico e dalle risposte del Sistema Endocrino. In effetti è proprio il S.N.A. che attiva le ghiandole surrenali, facendo loro produrre adrenalina e noradrenalina, ma anche ormoni steroidei. L'adrenalina e la noradrenalina agiscono sul metabolismo del glucosio, mettendo così a disposizione le riserve di questo immagazzinate nel tessuto muscolare, per produrre l'energia necessaria a sopportare uno sforzo prolungato. Contemporaneamente si ha un aumento dell' irrorazione sanguigna dei muscoli, cosa resa possibile da una accellerazione del battito cardiaco,da un aumento della pressione e da una accellerazione del ritmo respiratorio (dopo un spavento, infatti, ci ritroviamo ad avere un respiro più veloce ed il cuore accellerato"…
A questa visione di un uomo moderno, accellerato, sudato, stressato e sull’orlo di una crisi psicoemotiva in quanto sempre concentrato su se stesso su obbiettivi materiali ed egoistici, si contrappone la saggezza orientale.

La scienza del Kriya Yoga .

La radice verbale sanscrita del Kriya è Kry, fare, agire, reagire; la stessa radice si trova nella parola karma, il principio di causa e di effetto. Kriya Yoga perciò significa "unione" (yoga) con l'Infinito attraverso una data azione, o rito (Kriya). Uno yogi che ne segua scrupolosamente la tecnica viene liberato con gradualità del karma, la catena di causa e di effetto e delle sue azioni equilibranti.

Il Kriya Yoga è un metodo semplice, psicofisico mediante il quale il sangue umano viene purificato dall'anidride carbonica e risaturato di ossigeno. Gli atomi di quest'ossigeno in sovrappiù si tramutano in correnti di vita per ringiovanire il cervello ed i centri spinali. Fermando l'accumularsi del sangue venoso, lo yogi può diminuire o interrompere il logorio dei tessuti; uno yogi molto progredito tramuta le sue cellule in pura energia. Elia, Gesù, Kabir e altri profeti furono maestri nell'usare il Kriya o una tecnica simile, mediante la quale riuscivano a smaterializzare i loro corpi a volontà.

"..Il Kriya Yoga che attraverso te io do al mondo in questo diciannovesimo secolo" - disse Babaji a Lahiri Mahasaya - "è la stessa scienza riesumata che Krishna diede migliaia d'anni fa ad Arjuna, e che in seguito fu conosciuta da Patanjali e Cristo, da S. Giovanni, S. Paolo e da altri suoi discepoli.."

Krishna, il più gran profeta dell'India, si riferisce al Kriya Yoga in due versetti della Bhagavad Gita: "..Immettendo respiro inalante nel respiro esalante, e respiro esalante nel respiro inalante, lo yogi neutralizza entrambi questi respiri; così, egli sottrae prana al cuore e lo porta sotto il suo controllo.." Ciò, s'interpreta nel seguente modo: - calmando l'attività dei polmoni e del cuore, lo yogi arresta la decadenza del corpo ed arresta altresì le alterazioni di crescita delle cellule mediante il controllo di apana (la corrente eliminatoria). Neutralizzando così il logorio e lo sviluppo, lo yogi acquista il controllo della forza vitale. Un altro versetto della Gita dice: "..Si rende libero in eterno quell'esperto in meditazione (muni) che, cercando la Meta Suprema, è capace di ritirarsi dai fenomeni esterni fissando lo sguardo tra le sopracciglia e neutralizzando le correnti uniformi di prana ed apana nelle narici e nei polmoni, e di dominare la propria mente sensoria e l'intelletto, nonché di rendersi libero dai desideri, dal timore e dall'ira.."

Il Kriya Yoga è citato due volte dall'antico saggio Patanjali, principale esponente dello yoga, il quale scrisse: "..Il Kriya Yoga consta di disciplina corporea, controllo mentale e meditazione sull'AUM (Om, Amen).Patanjali parla di Dio come del reale Suono Cosmico OM che si ode nella meditazione. Om è la Parola Creativa, il suono del Motore Vibratorio, il testimone della Divina Presenza. Persino colui che s'inizia allo yoga, spesso, riesce ben presto a percepire nel suo intimo il suono meraviglioso dell'OM. Ricevendo questo sublime incoraggiamento spirituale, il devoto ha la sicurezza di essere realmente in rapporto con i reami divini.

Patanjali si riferisce una seconda volta al controllo vitale, o tecnica kriya, nel seguente modo: "..La liberazione può essere raggiunta mediante quel pranayama cui si arriva separando i processi dell'inspirazione e dell'espirazione.."

"..Il Kriya Yoga è uno strumento mediante il quale l'evoluzione umana può essere affrettata.." - spiegava Sri Yukteswar ai suoi allievi. "..Gli antichi yogi scoprirono che il segreto della Coscienza Cosmica è intimamente legato alla padronanza del respiro. Questo è il contributo impareggiabile e immortale che l'India ha apportato al patrimonio di conoscenze del mondo. La forza vitale che, normalmente, viene assorbita dal compito di sostenere il pulsare del cuore, deve essere liberata per svolgere attività più elevate, con l'aiuto di un metodo per acquietare le incessanti esigenze del respiro.."

"…Il Kriya Yoghi dirige mentalmente la propria energia vitale, facendola ruotare in su ed in giù, attorno ai sei centri spinali (i plessi midollare, cervicale, dorsale, lombare, sacrale e coccigeo) che corrispondono ai dodici segni astrali dello zodiaco, il simbolico Uomo Cosmico. Mezzo minuto di kriya equivale ad un anno di naturale sviluppo spirituale.

Il sistema astrale di un essere umano, con i sei (dodici, a causa della polarità) costellazioni interiori che girano intorno al sole dell'onnisciente occhio spirituale, è in rapporto con il sole fisico e con i dodici segni dello zodiaco. Tutti gli esseri umani subiscono così l'influenza di un universo interiore e di uno esteriore. Gli antichi Rishi scoprirono che l'ambiente terreno e quello celeste dell'uomo lo sospingono innanzi in cicli di dodici anni sul suo naturale sentiero. Le scritture dicono che all'uomo occorre un milione d'anni d'evoluzione normale esente da malattie per perfezionare il suo cervello somatico in modo tale da poter esprimere la Coscienza Cosmica.

Mille kriya eseguiti in otto ore e mezzo danno allo yoghi, in un sol giorno, l'equivalente di mille anni d'evoluzione naturale; 365.000 anni d'evoluzione in un anno. In tre anni un Kriya Yoghi può così ottenere, con il proprio intelligente sforzo, lo stesso risultato che la natura concede in un milione d'anni. S'intende che la scorciatoia del kriya può essere presa solamente da yogi profondamente evoluti. Con la guida di un Guru, tali chela (studenti spirituali, discepoli) hanno accuratamente preparato il loro corpo e la loro mente per poter sopportare l'enorme potenza generata dalla pratica intensiva di questa tecnica.

Il principiante Kriya Yogi esegue il suo esercizio solo da quattordici a ventiquattro volte, due volte al giorno. Alcuni yogi giungono alla liberazione in sei, dodici, ventiquattro, o quarantotto anni. Uno yogi che muore prima di avere raggiunto la piena realizzazione porta con sé il buon karma del precedente sforzo kriya; nella nuova vita sarà sospinto verso la Meta Infinita.

Il corpo dell'uomo comune è come una lampada di cinquanta watt, che non può sostenere i miliardi di watt d'energia suscitati da un'eccessiva pratica del kriya. Mediante un aumento graduale e regolare del semplice e "comprovato" metodo del kriya, il corpo umano si trasforma astralmente giorno per giorno, e alla fine è capace di sostenere quel potenziale infinito d'energia cosmica che costituisce la prima espressione materialmente attiva dello Spirito.

Il Kriya Yoga non ha nulla in comune con i non scientifici esercizi di respirazione insegnati da alcuni zelanti mali informati. I tentativi di trattenere per forza il fiato nei polmoni sono contro natura, e inoltre decisamente spiacevoli. Il Kriya invece è accompagnato fin dall'inizio da un senso di pace ritemprante, e dà sensazioni calmanti nella spina dorsale, che producono un effetto rigenerante.

Quest'antica tecnica yogica trasforma il respiro in sostanza mentale. Con l'evoluzione spirituale si diviene capace di riconoscere il respiro, quale un atto mentale: un respiro di sogno."

Tabella 1: Tempi di manifestazione degli adattamenti biologici in senso planetario.

EFFETTI ANABOLICI da 7 a 10 giorni LUNA
EFFETTI SUI CAPILLARI circa 14 giorni MERCURIO
EFFETTI SULLE CARTILAGINI 4 settimane MARTE
EFFETTI SUL MUSCOLO CARDIACO 6 settimane MARTE
EFFETTI SUI LEGAMENTI mesi SATURNO
EFFETTI SULLO SCHELETRO anni SATURNO
EFFETTI SULLA MENTE 1 ANNO GIOVE
SULLO SPIRITO TUTTA LA VITA SOLE