Nella Luna nuova in Scorpione di quest’anno si ravvisano i termini dell’antico mito LE
FATICHE DI ERCOLE, in particolare l’uccisione dell’Idra, un mostro con nove
teste di serpente, di cui la centrale era immortale. Il corpo dell’Idra era quello
di un drago gigantesco e senza ali. Qualsiasi testa venisse tagliata, subito ne
rispuntavano due. Il sangue e il fiato dell'Idra erano veleno mortale.
Erasmo da Rotterdam nei suoi Adagia paragona la guerra
all'Idra di Lerna. «Quinetiam bellum e bello seritur, e simulato verum, e
pusillo maximum exoritur, neque raro solet in his accidere quod de Lernaeo
monstro fabulis proditum est». (E poiché guerra genera guerra, da guerra finta
nasce guerra vera, da guerra piccina guerra poderosa, non di rado suole
accadere ciò che nel mito si racconta del mostro di Lerna)
Nelle parole fatidiche di Alice Bailey, nella sua opera
omonima, viene spiegato il significato delle Fatiche di Ercole, e dell’ottava fatica:
“ Le dodici fatiche compiute da questo mitico eroe
rappresentano il cammino che il discepolo compie sulla Via, preparandosi al
successivo ciclo di Iniziazioni che porteranno alla liberazione finale.
Nella fase del discepolato, la volontà dell’anima s’impone sulla
natura inferiore, attraverso la libera scelta di una disciplina in grado di
accelerare quella crescita evolutiva comunque assicurata dalle leggi di natura.
In tal modo, nel corso di una innumerevole serie di
esistenze, le forze latenti negli esseri umani saranno scoperte ed utilizzate
in armonia con gli scopi divini che si dispiegano sul piano delle ère di cui è
costituita una manifestazione universale.
Nel caso specifico, Ercole attraversa i dodici segni dello
zodiaco, da Ariete fino a Pesci, esprimendo le caratteristiche di ciascun segno
ed acquisendo nuova conoscenza.
Egli, cioè, utilizza i dodici tipi di energia con cui la
coscienza del Divino si esprime nella forma, riportando una vittoria sulla
materia e pervenendo all’autorealizzazione.
Si tratta di un lavoro che ciascuno di noi è chiamato a
compiere, per controllare le forze insite nella natura umana e divenire
dapprima servitori dell’umanità ed infine Salvatori del mondo.
Nell’astrologia esoterica, si parla di quattro costellazioni
che caratterizzano le prove fondamentali che un discepolo deve con fatica
superare; esse costituiscono la cosiddetta Croce Fissa nei cieli su cui deve
immolarsi il discepolo sulla Via interiore e sono quelle del Toro, del Leone,
dello Scorpione e dell’Acquario.
Ora, nel mito, non a caso Ercole è raffigurato con un collo
taurino, alludendo alla sua risolutezza; veste una pelle di leone; uccide i
serpenti e l’Idra di Lerna; usa l’intelletto tipico dell’Acquario il cui motto
infatti è “conoscere”.
Il suo cammino poi continua fino al Capricorno, in cui
diviene a pieno titolo un Iniziato.
Vediamo ora di comprendere i significati di questo mito,
andando oltre l’interpretazione letterale dello stesso.
Dunque Ercole, il cui primo nome era Alchèide (dal greco
alché, forza, coraggio), per volere di Giove fu soggetto al potere di Euristeo,
cioè al comando dell’anima, poiché in greco l’aggettivo euristenès vuol dire
“onnipotente”; del resto, il nome Ercole o Eracle significa la gloria di Era ed
Era rappresentava la psiche o anima (dal sanscrito svar, cielo). L’eroe greco,
dunque, riusciva ad esprimere sul piano fisico il potere della sua innata
divinità.
Inoltre, egli aveva un padre divino (Giove) ed una madre
terrena (Alcmena), a significare la dualità di Dio nella manifestazione, dello
Spirito e della Materia che s’incontrano nell’uomo, il quale ha il dovere di
liberarsi dai vincoli che l’imprigionano nella dimensione terrena.
Ercole era un gemello, ma suo fratello era nato da un padre
terreno (Anfitrione), mentre lui vantava discendenza divina; il che vuol dire
che nell’uomo sussistono due aspetti: la personalità (fisica, emotiva e
mentale) e la natura spirituale che con le sue intuizioni spinge al divino,
attraverso una lotta che scaturisce dalla consapevolezza di questa dualità.
Ora si sa che Ercole ancora bambino uccise il suo gemello,
nel senso che ben presto egli fu consapevole di non essere un’entità divisa,
duale, ma un’unità di anima e corpo.
Ancora in culla, uccise due serpenti, cioè quelli della
materia e dell’illusione che lo tenevano prigioniero; chiaramente, non si
tratta del serpente della saggezza che si manifesta quando gli altri due
vengono uccisi.
Si dice anche che egli fosse alto quattro cubiti, cioè che
fosse consapevole di possedere, oltre ai tre aspetti della personalità, quello
dell’anima.
Il mito narra che uccise anche i suoi maestri, cioè che
ruppe con l’autorità esteriore, per seguire la sua strada. Del resto, Krishna
nella Bhagavad Gita invita l’eroe Arjuna a fare lo stesso.
A diciott’anni, uccise un leone e 18 è un numero simbolico
formato dal 10 (perfezione della personalità) sommato all’8 dell’energia
cristica o del sé interiore.
Si parla poi del suo matrimonio e della nascita di tre
figli, cioè dell’unione con l’anima che consta di tre aspetti: volontà, amore e
mente spirituale.
Tuttavia, Era (Psiche o anima) lo fece impazzire con la sua
gelosia, donandogli la famosa camicia intrisa del sangue del centauro Nesso;
per cui, egli uccise i figli, gli amici e chiunque incontrasse; ciò allude alla
fase del fanatismo, dello squilibrio e dell’ambizione spirituale che purtroppo
caratterizza molti discepoli.
Ercole però guarì dalla sua follia, cambiò il nome terreno
di Alchèide in Eracle, cioè assunse il nome dell’anima e s’apprestò a compiere
le dodici fatiche.
Gli dèi allora gli fornirono gli strumenti per compiere il
lavoro: Minerva una veste, cioè il compito stesso; Vulcano una corazza
protettiva d’oro; Nettuno, dio delle acque, dei cavalli che simboleggiano una
natura emotiva e sensibile asservita a fini divini; Mercurio una spada che
allude alla mente capace di discriminare; Apollo, dio del sole, un arco e delle
frecce per centrare il bersaglio ed arrivare alla meta grazie alla luce che
fuga le tenebre.
Ercole, tuttavia, non padroneggiando ancora tutti quei doni
divini, si arma di una semplice clava costruita con le sue mani e s’accinge
all’ardua impresa.
L’OTTAVA FATICA
La Distruzione dell’Idra di Lerna
(Scorpione, 23 Ottobre - 22 Novembre)
Il Mito
Colui che presiedeva il Concilio, avvolto nella sua calma
radiosa, pronunciò una sola parola.
Il Maestro udì l’aureo comando e convocò Ercole, il figlio
di Dio che era anche figlio
dell’uomo. “La luce brilla ora sull’ottava Porta”, disse il
Maestro. “Vi fu nell’antica Argo una
grande siccità. La ninfa Amimone supplicò l’aiuto di Nettuno
che le comandò di colpire una
roccia. Così facendo, zampillarono tre ruscelli cristallini,
ma subito un’idra vi stabilì la propria
dimora.
“Presso il fiume Amimone si trova la pestifera palude di
Lerna. In quel malsano pantano
vive l’idra mostruosa, una piaga per tutta la campagna
circostante. Ben nove teste ha quella
orribile creatura ed una di esse è immortale. Preparati a
combattere contro questa bestia ripugnante.
Non pensare che i mezzi comuni possano servirti:
distruggendo una testa ne appariranno
subito altre due.”
Ercole ascoltava pazientemente in silenzio.
“Un solo consiglio posso darti”, aggiunse il Maestro, “ Noi
ci eleviamo inginocchiandoci;
conquistiamo arrendendoci; guadagniamo donando. Và, figlio
di Dio e dell’uomo, va e
conquista.” Ercole passò allora per l’ottava Porta.
La palude stagnante di Lerna sgomentava tutti coloro che vi
si avvicinavano. Il fetore
ammorbava l’atmosfera per uno spazio di sette miglia. Quando
Ercole si approssimò, dovette
arrestarsi, perché il solo cattivo odore l’aveva quasi sopraffatto.
Le fangose sabbie mobili rappresentavano
un rischio e più di una volta Ercole dovette ritirare subito
i piedi per non essere
risucchiato da quel terreno cedevole.
Finalmente trovò la tana abitata dalla mostruosa bestia. Una
caverna completamente buia
in cui l’idra si nascondeva. Ercole spiava giorno e notte la
palude traditrice, ma attendeva invano.
Il mostro se ne stava nella sua fetida tana.
Ercole ricorse allora ad uno stratagemma: immerse le sue
frecce nella pece infuocata e le
fece piovere direttamente nell’apertura della caverna
dov’era la schifosa bestia. Ne segui confusione
ed agitazione.
L’idra si sollevò minacciosa con le sue nove teste sbuffanti
fiamme. La coda squamosa
sbatteva furiosamente l’acqua limacciosa schizzandola su
Ercole. Il mostro si ergeva dall’alto
dei suoi tre metri, cosa orrenda a vedersi, sembrava fosse
costituita di tutti i pensieri più ripugnanti
ed osceni concepiti fin dall’inizio dei tempi.
L’idra si slanciò contro Ercole, cercando di avvolgerne i
piedi. Egli si fece da parte e assestò
un colpo così potente su una delle teste che la staccò
nettamente. Ma non appena
quell’orrida testa cadde nel pantano, subito ne crebbero
altre due al suo posto. Ripetutamente,
Ercole attaccò il mostro inferocito che ad ogni assalto,
invece di indebolirsi, diveniva sempre
più forte. Allora Ercole si ricordò quello che l’istruttore
gli aveva detto: “Noi ci eleviamo inginocchiandoci”.
Gettando da parte la sua clava, s’inginocchiò, afferrò
l’idra con le sue nude mani e la sollevò in alto.
Sospesa a mezz’aria la sua forza diminuiva. Rimanendo in
ginocchio
Ercole tenne l’idra al disopra della sua testa affinché
l’aria purificatrice e la luce potessero avere
il loro effetto.
Il mostro, forte nell’oscurità e nel fango del pantano,
perse subito il suo potere non appena
fu investito dai raggi del sole e dal contatto del vento. Si
scuoteva convulsamente e tutto lo
schifoso corpo era attraversato da fremiti. Ma il suo
dimenarsi divenne sempre più debole finché,
infine, la vittoria fu completa. Le nove teste avvizzirono,
poi con occhi vitrei e con un
ultimo rantolo si accasciarono riversandosi in avanti. Ma
solo quando furono completamente
prive di vita, Ercole si accorse della testa mistica che era
immortale. Mozzò allora
quest’immortale testa dell’idra e la seppellì sotto una
roccia, mentre essa continuava a sibilare
ferocemente.
Al suo ritorno Ercole si presentò davanti al Maestro che
disse: “La vittoria è stata completa.
La luce che risplende all’ottava Porta si è fusa ora con la
tua.”
Francis Merchant
Introduzione
Ancora una volta troviamo delle variazioni nelle versioni
del mito e non abbiamo quella
del Tibetano, che sarebbe stata un sicuro riferimento. La
storia che la nona testa fosse in realtà
la testa immortale sembra essere scartata dal Tibetano, che
affermava l’esistenza di tre volte
tre, cioè nove prove. La versione del mito seguita da
Francis Merchant sembra più accurata
quando afferma che la testa mistica apparve quando le nove
teste furono distrutte. Inoltre,
l’affermazione che questa grande testa fu seppellita sotto
una roccia offre molti elementi di
riflessione. Forse l’uso della frase “nascosta sotto la
roccia della volontà” è rivelatrice. Tutte
le versioni affermano che la testa fu seppellita in questo
modo. In alcune si afferma che Ercole
bruciò le teste e che sia stato necessario per tale
distruzione il fuoco divino.
In ogni caso, in questa prova suprema è impossibile negare
la potente rappresentazione del
discepolo mondiale che si pone in ginocchio in tutta umiltà
e solleva il mostro (tutto il male
accumulato, gli errori e i fallimenti del suo lungo passato)
nelle altezze dello spirito dove, a
causa della propria natura, l’idra non può sopravvivere e
quindi collassa e muore. L’uso del
fuoco, nella prima fase mantiene ancora quel simbolo all’interno
del quadro.
Anche se il sesso, nelle prove di armonizzazione degli
opposti e con la doppia reggenza di
Marte, ha un suo ruolo speciale, questo aspetto non è però
sufficientemente evidenziato. Tutte
le paia degli opposti devono essere armonizzate in questo
segno che è quello del discepolo
cosciente ed integrato e non certamente quello sordido di un
uomo non evoluto, come si è
spesso pensato. Occorre inoltre distinguere in modo accurato
tra le persone comuni che si trovano
sulla ruota ordinaria dello zodiaco e i discepoli che si
trovano invece sulla ruota zodiacale
inversa. Tutto ciò è ovviamente presentato al lettore come
materiale di riflessione e senza la
minima pretesa di autorità…
Analisi psicologica del mito
Ad Ercole fu detto di trovare l’idra dalle nove teste che
viveva in un putrido e fetido pantano.
Questo mostro ha la sua controparte soggettiva. Essa dimora
all’interno delle caverne della
mente e si sviluppa nei suoi tenebrosi e fangosi recessi non
illuminati. Alloggiata nelle profondità
delle sotterranee e oscure regioni del subcosciente,
talvolta silenziosa e talaltra dirompente
in una tumultuosa frenesia, la bestia vi stabilisce la
propria dimora permanente. Non è
facile scoprirne l’esistenza. Lungo tempo passa prima che
l’individuo comprenda che egli sta
nutrendo e sostenendo una così feroce creatura. Le frecce
infuocate di un’aspirazione
infiammata devono essere tutte scoccate, prima che la sua
presenza sia rivelata.
Combattere un avversario così formidabile è davvero un
compito eroico per un figlio
dell’uomo, quantunque sia anche un figlio di Dio. Eliminata
una testa, ne sorge subito un’altra
al suo posto. Ogni qualvolta un desiderio od un pensiero di
bassa natura è estirpato, subito degli
altri lo sostituiscono.
Ercole fa tre cose: si accorge dell’esistenza dell’idra, si
pone pazientemente a trovarla e infine
la distrugge. La discriminazione è necessaria per
riconoscerne l’esistenza; la pazienza per
scoprirne la tana; l’umiltà per portare alla superficie i
melmosi frammenti del subconscio ed
esporli alla luce della saggezza.
Fino a che Ercole combatté nel pantano, fra il fango e le
sabbie mobili, fu incapace di vincere
l’idra. Dovette sollevare il mostro nell’aria, ossia
trasferire i suoi problemi in un’altra
dimensione per poterli risolvere. In tutta umiltà,
inginocchiato nel fango, dovette esaminare il
suo problema alla luce della saggezza e nell’atmosfera
elevata dell’indagine del pensiero. Da
tali considerazioni possiamo dedurre che le risposte a molti
nostri problemi ci arrivano soltanto
quando si raggiunge un nuovo punto focale d’attenzione e una
nuova prospettiva.
Si dice che una delle teste dell’idra fosse immortale. Ciò
vorrebbe significare che ogni
difficoltà, per quanto terribile possa apparire, contiene un
gioiello di gran valore. Nessun tentativo
di dominare la natura inferiore e scoprire questo gioiello è
futile.
La testa immortale, staccata dal corpo dell’idra, è
seppellita sotto una roccia. Ciò implica il
concetto che l’energia concentrata che ha creato il problema
rimane ancora, ma purificata, riorientata
e incrementata dopo che la vittoria è stata conseguita.
Questo potere deve allora essere
giustamente controllato e incanalato. Sotto la roccia della
volontà persistente, la testa immortale
diviene una fonte di potere.
Le Nove teste dell’Idra
Il compito assegnato ad Ercole aveva nove facce. Ogni testa
dell’idra rappresenta uno dei
problemi che assilla la persona coraggiosa che cerca di
raggiungere l’autodominio. Tre di
queste teste simboleggiano gli appetiti associati al sesso,
al benessere e al denaro. La seconda
triade si riferisce alle passioni della paura, dell’odio e
del desiderio di potere. Le ultime tre
teste rappresentano i vizi di una mente non illuminata:
orgoglio, separatività e crudeltà.
Le dimensioni del compito intrapreso da Ercole sono dunque
facilmente e chiaramente individuabili.
Deve imparare l’arte di trasmutare le energie che così
frequentemente precipitano
gli esseri umani in catastrofiche tragedie. Le nove forze
che hanno provocato indicibili carneficine
tra i figli degli uomini fin dall’inizio dei tempi, devono
essere orientate in altro modo e
trasmutate.
Gli uomini, oggi, stanno ancora lottando per conseguire ciò
che fu compiuto da Ercole. I
problemi che sorgono dal cattivo uso di quell’energia
conosciuta come sesso, catturano la nostra
attenzione in infiniti modi. L’amore per gli agi, per il
lusso e per il possesso materiale
aumenta rapidamente. Perseguire il danaro come un fine,
invece che come un mezzo, condiziona
le vite di un’infinità di uomini e di donne. Il compito di
distruggere le prime tre teste
continua dunque a sfidare i poteri dell’umanità migliaia di
anni dopo che Ercole compì la sua
straordinaria impresa.
Le tre qualità che Ercole dovette esprimere furono l’umiltà,
il coraggio e la discriminazione:
l’umiltà per vedere obiettivamente il suo impegno e
riconoscere le sue carenze; il coraggio
per attaccare il mostro che giaceva avvolto alle radici
stesse della sua natura; la discriminazione
per scoprire la tecnica da usare nel trattare il suo mortale
nemico.
Scoprire la fogna ove ristagnano i desideri abbietti e gli
impulsi egoistici che infestano la
natura del subcosciente è stato il lavoro della moderna
psicoanalisi. Questa recente tecnica
conduce in superficie gli elementi nauseanti di impulsi
repressi, ma molto spesso non va oltre.
L’individuo realizza che nelle aree sotterranee della
coscienza è celato un mostro, ma si sente
frustato e disorientato nel trattare quel formidabile
nemico.
Ercole invoca una luce ancora più luminosa e potente di
quella della mente analitica. Egli, invece
di agitarsi continuamente nel pantano del subcosciente,
cerca di elevare il suo problema
ad una dimensione superiore. Sforzandosi di vedere il suo
dilemma nella luce di quella saggezza
che noi chiamiamo anima, egli l’affronta in una nuova
prospettiva. Così facendo, spezza
la presa dell’idra e sottomette finalmente quella bestia.
La lotta contro l’idra, versione moderna.
Nel considerare i nove problemi che oggi e in quest’epoca si
presentano a colui che cerca
di uccidere l’idra, si getterà un po’ di luce sulle strane
forze che stanno operando in quel barile
d’esplosivo che è la mente umana.
1. Sesso. L’eccessivo pudore dell’epoca vittoriana e la
morbosa indagine psicoanalitica sono
entrambi deprecabili. Il sesso è un’energia. Esso può essere
inibito, esercitato incondizionatamente
o sublimato. La repressione e l’inibizione non sono delle
vere soluzioni; la promiscuità
volgarizza la vita e rende l’uomo schiavo di una passione
che lo domina. La sublimazione
implica l’uso dell’energia sessuale nello sforzo creativo.
La trasmutazione delle energie umane dischiude un campo di
speculazione e di sperimentazione.
Nella scienza fisica, l’energia del moto può essere
trasformata in elettricità e quella
del calore in movimento.
In quale misura, dunque, le energie umane possono essere
reindirizzate? Innanzitutto,
l’energia della materia, rappresentata dal cibo, è ovviamente
usata per produrre movimento.
Può l’impellente energia delle emozioni essere analogamente
reincanalata nelle attività del
pensiero? Può l’energia delle tumultuose passioni trovare
espressione nelle aspirazioni? Possono
gli sfoghi e le costrizioni della natura umana essere
trasmutati in poteri benefici? Può
l’energia che produce il pensiero essere utilizzata come
potere di sintesi in modo che ne risulti
un senso d’identificazione con tutti gli esseri viventi?
L’esperienza di Ercole indica che queste possibilità
esistono e che colui che vuole soggiogare
l’idra delle passioni e della mente separativa, deve
risolvere problemi di questa natura.
2. Benessere. Un eterno senso d’insoddisfazione sprona
l’uomo verso altezze di conseguimento
sempre maggiori. Il benessere è spesso un freno a tale
sforzo. Appesantito e imbarazzato
dai possessi, reso ottuso dall’ingannevole senso di
benessere, lo spirito langue ed avvizzisce.
Il prigioniero del benessere affonda nell’apatia,
dimenticando le lotte e le prove che affilano
la tagliente lama della lotta spirituale. La volontà di
ricerca, l’impellente impulso a risolvere
il mistero sull’origine della vita, sono lungi
dall’inclinazione narcisistica di fare del benessere
il movente centrale della vita.
3. Denaro. L’accumulo di denaro è la passione dominante che
sottostà alle attività individuali
e nazionali. I valori umani ed etici non sono tenuti in
nessun conto nel folle e ossessivo
sforzo di ammassare l’oro che conferisce potere. Ogni scelta
è inevitabilmente determinata da
considerazioni finanziarie, anziché da convincimenti
spirituali o da principi etici. L’ansia di
accumulare ricchezze è insaziabile: per quanto una persona
possa averne, non desiste dal ricercarne
avidamente sempre di più.
Un effetto paralizzante di questa forma di distorsione
mentale è l’egoismo. L’individuo che
soffre di quest’afflizione, troppo spesso desidera ricevere
tutto e non dare nulla. L’universo
per lui esiste solo per prendere. Si considera come un punto
di ricezione e non riconosce alcuna
responsabilità nel beneficare gli altri con quello che ha
ricevuto.
Le ricchezze intellettuali e i tesori spirituali non
meritano forse i nostri sforzi? Tutti posso78
no condividerli, e chi offre tutto quello che ha viene a
trovarsi più ricco di prima. L’ansia di
acquisire beni materiali può essere, un giorno, trasmutata
nel desiderio di ammassare conoscenza
e nella volontà di ottenere i gioielli dello spirito.
4. Paura. I fantasmi della paura tormentano i figli degli
uomini in infiniti modi. Queste
forme illusorie li rendono perplessi e li spaventano, agendo
come catene ai loro piedi e come
una grossa pietra legata attorno al collo. Molte persone si
bloccano codardamente sotto
l’influsso delle strazianti paure del ridicolo, del
fallimento, dell’incognito, della vecchiaia, del
rischio e della morte.
Possono tali paure essere eliminate? L’esperienza di Ercole
suggerisce che si possono
vincere elevando la coscienza ad un livello d’integrazione
più alto. Quando la vita di una persona
si focalizza su un proposito più elevato, le minacciose
ombre della paura vengono respinte
verso la periferia del pensiero. Fino a quando i mostri
indeterminati della paura s’aggirano
nel crepuscolo del subcosciente, essi avranno il potere di
far impallidire le guance ed agghiacciare
il cuore.
Un soldato intento a sconfiggere il nemico, rischia la
propria vita. Una madre che strappa
dal pericolo il suo bambino, dimentica le proprie paure.
L’automobilista che si lancia
sull’autostrada a velocità vertiginosa, mette a repentaglio
la propria vita per amore
dell’avventura. Queste persone hanno focalizzato la loro
attenzione oltre il punto ove si trova
la paura. L’individuo orientato spiritualmente concentra il
suo pensiero su un livello così rarefatto,
che la paura non vi può giungere.
5. Odio. L’odio ha le sue radici nella negazione. È
l’opposto del desiderio di unione. Elevato
ad una dimensione più alta, l’odio è trasmutato nel ripudio
di tutto ciò che è irreale.
Quando l’odio è spoglio d’ogni contenuto emotivo, può
diventare un’energia che conduce
l’uomo a respinge la forma per amore della vita dell’anima.
Sull’arco inferiore l’odio è sicuramente
distruttivo; sull’arco superiore, quando completamente purificato,
può essere visto
come l’altra faccia dell’amore.
6. Desiderio di potere. Durante gli ultimi secoli l’uomo ha
liberato l’energia del potere
molto di più che quella dell’amore. Come risultato si è
avuto sbilanciamento e squilibrio.
Il potere, quando non è in correlazione con l’amore, è una
forza che corrompe. Il motivo
di molte tragedie nei rapporti umani deriva dal desiderio
incontrollato di dominare la vita degli
altri, di prescrivere e regolare la loro condotta. Colui che
antepone considerazioni di potere
ai principi etici, genera una lotta perpetua. Gli alti
ideali che per secoli hanno servito da faro,
fratellanza, cooperazione, idealismo, perdono sempre più il
loro splendore a mano a mano che
il potere diventa il fattore predominante nella società.
Quando però è trasmutata, la volontà di potere diventa la
volontà di conseguire e la volontà
di sacrificio. La dura ed egocentrica volontà si trasforma
in benefico agente distributore di doni.
Allora, in verità, il potere serve l’amore e l’amore
glorifica il potere.
7. Orgoglio. Le mura costruite dall’orgoglio incarcerano
l’uomo in modo più sicuro delle
sbarre di una prigione. Legato dalle pesanti catene
dell’autoesaltazione, guarda gli altri esseri
umani con condiscendenza. In tal modo egli indebolisce il
legame che stringe tutti gli uomini
in un’indissolubile fratellanza. Ponendosi in disparte,
oltrepassa sempre più il cerchio delle
simpatie umane.
Ercole lottando con l’idra s’inginocchia, simboleggiando con
questa posizione lo spirito di
umiltà che deve essere raggiunto. L’esaltazione delle
inclinazioni della personalità deve essere
sostituita dalla tendenza all’autosacrificio.
8. Separatività. La mente analitica divide e suddivide,
attribuendo più valore alla parte che
non al tutto. Si dà importanza alle indicazioni della
diversità, piuttosto che alla soverchiante
realtà dell’unità. Questo modo di pensare così frammentato è
in contrasto con l’impulso alla
sintesi.
L’atteggiamento separativo è più conscio delle differenze
tra gli uomini che non delle loro
somiglianze; concepisce le religioni come una serie di unità
in antagonismo, piuttosto che una
singola espressione dell’impulso spirituale; considera
l’opposizione delle classi nella società
più importante della comune umanità che rende fratelli tutti
gli uomini; considera la terra come
una serie di nazioni diverse anziché come un mondo unito.
Ercole dovette considerare l’idra come un unico mostro, non
come una bestia con nove teste
diverse. Fino a che cercò di staccare le teste una ad una
non ebbe successo. Quando finalmente
la considerò un’unità, ne uscì trionfante.
Crudeltà. La soddisfazione che gli uomini provano a far del
male ad altri è la testimonianza
dell’esistenza di tendenze malefiche che corrodono la mente.
Il deliziarsi nel provocare
sofferenza ai nostri fratelli è una malattia. Quest’orribile
testa dell’idra deve essere distrutta
una volta per sempre, prima che l’uomo possa dichiararsi
umano. La vita moderna offre molti
esempi di brutalità e sfrenata crudeltà. In molte famiglie,
i bambini sono insultati, ridicolizzati
e disprezzati da coloro che rifiutano di comprenderli.
Mariti e mogli, con il divorzio, proclamano
ogni giorno al mondo di essere vittime di torture mentali.
Tribunali e ospedali offrono
evidenti dimostrazioni dell’irrazionale piacere che gli
esseri umani provano nel tormentarsi a
vicenda. “Noi lo facciamo per provare il brivido”, diceva
ultimamente un giovane teppista,
“non per denaro.”
Questo mostro di crudeltà perde i suoi poteri quando è
tenuto sollevato nell’aria, nella luce
della ragione e della compassione. Il compito di mutare
l’energia della crudeltà in quella della
compassione attiva è ancora da effettuarsi. In due prove
Ercole “uccise” quando avrebbe dovuto
amare, ma nel segno dello Scorpione egli conseguì questa
trasformazione, estirpando
dalla sua natura una tendenza che lo avrebbe danneggiato in
ogni sua futura impresa.
Questo è ciò che Ercole, psicologicamente parlando, ha
conseguito in questa fatica. Ha fatto
penetrare la luce negli oscuri recessi del subcosciente,
preda delle mostruose forze che
sguazzano nel fango degli impulsi subliminali e ha vinto i
nemici che governano la sua stessa
dimora. Un processo di purificazione ha avuto luogo; Ercole
è ora pronto ad affrontare la
prossima fatica, ove dovrà dimostrare la sua abilità nel
controllare le facoltà e i poteri della
mente.
F.M.
Applicazioni alla Vita
( Riassunto di una conferenza di A. A. B.)
La fatica nello Scorpione è quella che, da un certo punto di
vista, ha monopolizzato le nostre
risorse e continuerà ad essere così per un lungo tempo
ancora poiché, diversamente da Ercole,
non abbiamo ancora sconfitto l’idra. La maggior parte di noi
è ancora impegnata con i futili
metodi che Ercole impiegò all’inizio di questa prova.
Questo è, fondamentalmente, il problema dell’intera umanità
ma, individualmente, noi
siamo così profondamente impegnati con la nostra propria
evoluzione che dimentichiamo la
veduta più vasta. Se stiamo scalando la cima del monte in
Capricorno, dobbiamo perdere di
vista la personalità e cominciare a funzionare come anime.
Nei nostri momenti più elevati sappiamo, teoricamente, quali
dovrebbero essere il nostro
atteggiamento e le nostre azioni, eppure continuiamo a
sguazzare nel fango. Perché? Per una
legge fondamentale, per la quale ogni cosa in natura evolve
in maniera sequenziale, un passo
dopo l’altro, linea su linea, regola su regola. Se la nostra
personalità si purificasse di colpo e
tutta la forza dell’anima si precipitasse in essa, ne
potrebbe derivare un’esperienza devastante.
I nostri piedi vacillerebbero e verremmo spazzati via dal
potere e dalla luce, dall’onniscienza e
dall’onnipotenza della nostra anima. Non sapremmo come
utilizzare tutto quello che avremmo
avuto. Ciò non vuol dire però che tutto quello che dobbiamo
fare è di starcene comodamente
seduti e lasciare che la legge agisca, abbandonare i remi ed
aspettare che l’evoluzione ci conduca,
un giorno, a destinazione. Significa che, al momento, siamo
sul campo di battaglia del
Kurukshetra e che abbiamo a che fare con l’idra nello
Scorpione, poiché questo è il lavoro che
oggi incombe sull’umanità.
La vera prova dello Scorpione non ha mai luogo finché non
siamo coordinati, fino a che la
mente, la natura emotiva e quella fisica non funzionino come
un’unità. Allora l’uomo passa
nel segno dello Scorpione dove il suo equilibrio è
sconvolto, dove i desideri appaiono indomabili
proprio quando egli pensa di essersene liberato, dove è
oscillante e crede invece di essere
equilibrato. Era quasi sicuro che la sua mente stesse
cominciando a controllare la sua personalità,
ma scopre invece che non è così. Studiando Ercole, scorgiamo
noi stessi.
Ricordiamoci che ci sono tre cose che il discepolo deve fare
nel segno dello Scorpione.
Deve dimostrare, non alla Gerarchia, né ad altri, ma a se
stesso, di aver superato la grande illusione;
che la materia e la forma, non possono più avere presa su di
lui. Ercole deve dimostrare
a se stesso che la forma è semplicemente un canale
d’espressione tramite cui prendere
contatto col grande campo della manifestazione divina.
Leggendo alcuni libri d’argomento
religioso si potrebbe concludere che la forma, l’emozione e
la mente siano il male, cose indesiderabili
di cui disfarsi. Ma riflettendo sull’argomento è
fondamentale capire il concetto che
senza forma fisica non avremmo più il mezzo per prendere
contatto con quella divina espressione
che è il mondo materiale. Dio è in tutti gli esseri umani,
in questo fisico, tangibile mondo
in cui viviamo, e se noi non avessimo una forma né alcuno
dei cinque sensi, non avremmo
più i mezzi per percepire la divinità che dimora nella
forma.
La personalità non deve essere né uccisa, né calpestata, ma
deve essere riconosciuta come il
triplice canale d’espressione dei tre aspetti divini. Tutto
dipende da come noi utilizziamo questa
triplice personalità, se per fini egoistici o divini. La
grande illusione è l’utilizzazione della
personalità per fini egoistici.
Per riassumere l’intero argomento, nel segno dello
Scorpione, il Sé è determinato ad uccidere
il piccolo sé per fargli apprendere il significato della
resurrezione.
Che cos’è la morte?
Vi sono tre segni di morte nello zodiaco; tre grandi morti
hanno luogo man mano che progrediamo
intorno al campo della vita. Nel Cancro abbiamo la morte
dell’essere elementare
(l’uomo), affinché l’essere umano possa venire in esistenza.
Attraversando lo Zodiaco si può
sempre dire: “Qui avviene la morte allo scopo di ...”
La morte è sempre un entrare in una vita più “completa”, in
una più piena esperienza, in
una più ampia realizzazione e libertà d’azione. E’ la morte
della personalità affinché l’anima
possa dominarla ed esprimere la vita attraverso di essa. Nei
Pesci abbiamo la crocifissione, la
morte di un salvatore del mondo che ha adempiuto al suo
compito in modo perfetto.
La morte, in astrologia, può significare diverse cose. Può
forse significare che si sta per
morire. Questa è solo una delle interpretazioni. Forse si
tratta di un’antica emozione, ormai
superata, che sta morendo; forse sono alcune idee ormai
cristallizzate, dei dogmi, che hanno
governato per lungo tempo le nostre attività e che ora
devono semplicemente aver fine e a noi
pare strano come abbiamo potuto ragionare in tal modo.
Quella linea di pensiero è dunque
morta. È cosa buona avere una visione più ampia ed imparare
ad interpretarla nei vari aspetti
della personalità.
Scorpione, Segno della Magia.
Fare magia non significa fare cose strane e insolite: vera
magia è che l’anima si esprima
tramite la forma. La magia nera è l’uso della forma al fine
di ottenere ciò che noi vogliamo
per la forma. La magia nera è puro egoismo. La magia bianca
è l’uso dell’anima allo scopo di
elevare la condizione umana, utilizzando la personalità.
Perché lo Scorpione è il segno della
magia?
Un antico libro dice: “La Vergine è la strega che prepara
gli ingredienti che devono essere
pesati nella Bilancia e nello Scorpione il lavoro magico
viene continuato.” Dal punto di vista
dell’aspirante ciò significa che nella Vergine si scopre il
Cristo in se stessi, nella propria interiorità,
nutrito dalla forma attraverso le età. Nella Bilancia, si
fluttua fra le paia di opposti, la
forma o la natura Cristica, finché non si raggiunge
l’equilibrio tra spirito e materia. In Scorpione,
siamo messi alla prova per vedere chi trionferà: la forma o
la natura Cristica, il Sé superiore
o il sé inferiore, il reale o l’irreale, la verità o
l’illusione. Questa è la fondamentale
qualità dello Scorpione.
Costellazioni e Stelle
Il Toro, che è opposto allo Scorpione, è il segno del
desiderio espresso in maniera predominante
sul piano fisico come sesso. Nel cuore dello Scorpione
troviamo Antares, una delle
quattro stelle regali, una stella rossa. Il rosso è il
colore del desiderio e questa è la stella più
rossa che vi sia in cielo, simboleggia il rosso del
desiderio che sottostà ad ogni manifestazione
della vita divina.
In Gemelli, dove si raccolgono i pomi aurei, Ercole lottò
anche con Antares. Qui, nello
Scorpione, ci troviamo ancora a fronteggiare una stella
rossa. Perché? Perché il problema
dell’umanità in questo nostro grande sistema solare è quello
dell’attrazione fra gli opposti (che
è il desiderio). Vi è sempre una dualità tra ciò che è
desiderato e colui che desidera. L’Aquila
è permutabile con lo Scorpione. L’Aquila ha molto a che fare
con gli Stati Uniti e la freccia
del Sagittario, il segno successivo, è anche dominante
nell’emblema degli Stati Uniti. L’aquila
è l’uccello che sta oltre il tempo e lo spazio, e mentre
Ercole lotta con l’idra, guarda in alto,
vede l’aquila e ricorda che egli è venuto in incarnazione e
che dovrà volare indietro per tornare
nel luogo da dove venne.
Vi sono tre costellazioni connesse con questo segno che sono
straordinariamente interessanti.
La prima è il Serpente, il serpente dell’illusione, il
serpente che incontriamo nella Genesi
e che ingannò Eva. La seconda è Ofiuco, l’uomo che lotta
contro il serpente. Nello Zodiaco
antico il serpente è rappresentato nelle sue mani. Egli lo
afferra con entrambe le mani e pone
il piede sul suo cuore, che è la stella rossa del desiderio.
Nel far questo, egli guarda verso la
costellazione che noi vedemmo nella Bilancia, la Corona. In
tal modo abbiamo la personalità
simboleggiata da Ofiuco che lotta con il serpente
dell’illusione, con la Corona tenuta dinanzi a
lui e verso cui aspira. La terza costellazione Si chiama
Ercole e raffigura l’aspirante che non
guarda la Corona, ma l’Aquila. La personalità guarda la
Corona e dice: “Sto attraversando
molte difficoltà, l’ambiente mi è ostile, le mie condizioni
familiari sono difficili, ma un giorno
io otterrò la Corona”. Ercole, il discepolo, non si
interessa della corona, ma guarda l’aquila,
l’aspetto spirito. E’ occupato con quel meraviglioso simbolo
di luce emergente che rende possibile
ogni vittoria. Manteniamo dunque i nostri occhi fissi
sull’aquila; facciamo scendere il
fuoco; non guardiamo in terra; centriamoci nella divinità.
A.A.B.
( LA NONA FATICA, quella successiva, è L’uccisione degli
uccelli di Stinfalo (Sagittario, 23 Novembre - 22 Dicembre) che rappresenta la
lotta contro l’estrema confusione, con la conseguente perdita di orientamento.)